di Sara Nicoli Una trattativa serrata, nella notte, per evitare una nuova fumata nera e un nuovo, inesorabile, monito di Napolitano. Ma il gioco d’inca – stri appare più complicato del previsto in questa partita doppia per l’elezione dei membri della Consulta e del Csm; il via libera a Luciano Violante alla Consulta, in coppia con Antonio Catricalà benedetto da Gianni Letta, avrebbe eliminato Massimo Brutti dalla corsa alla vicepresidenza del Csm. Troppi, per il Cavaliere, due “comu – nisti” storici alla guida dei due organismi di garanzia. Ecco che, quindi, si è fatta avanti, con maggiore credibilità, la candidatura di Giuseppe Fanfani – giovane sindaco di Arezzo, margheritino della prima ora, amico di sempre di Maria Elena Boschi – a possibile successore di Vietti sullo scranno più alto di Palazzo dei Marescialli. Il suo nome è vissuto in modo meno ostile da Berlusconi.
Che in caso sarebbe anche pronto a sacrificare Catricalà in cambio di Donato Bruno, ma poi non è detto, visto che dentro il Pd la contrapposizione è aspra e c’è chi preferirebbe vedere al posto di Vietti, Paola Severino piuttosto che un renziano di “dubbie capacità” al Csm. Così come dentro il partito del Cavaliere non sembra ancora essere del tutto tramontata l’ipotesi di forzare la mano su Niccolò Ghedini. Stamattina, poco prima dell’inizio d’aula, una nuova riunione del gruppo Pd per fare il punto.
IERI MATTINA, intanto, a Palazzo Chigi Matteo Renzi ha visto i capigruppo del Pd, Luigi Zanda e Roberto Speranza, per stabilire la strategia, anche alla luce delle sollecitazioni del Quirinale, di Grasso e Boldrini che hanno minacciato il voto a oltranza in caso di una nuova fumata nera. Nel corso della giornata, poi, ci sono stati contatti continui ai massimi livelli tra Pd e Forza Italia, Lotti da un lato, Verdini dall’altro. Per Palazzo dei Marescialli non verrebbe avanzata una candidatura dalla Lega che potrebbe anche decidere annullare le schede, mentre Sel punterebbe all’avvocato Paola Balducci e il M5S ai nomi scelti dalla rete nel luglio scorso (il professor Alessio Zaccaria al primo posto, seguito da Nicola Colaianni, Fabio Anselmo, Massimo Bongiovanni, Oreste Agosto; in ambienti parlamentari si sottolinea che l’accordo si potrebbe trovare su Colaianni). La partita resta quella all’interno di Forza Italia, dove si darebbe per certa la candidatura dell’avvocato e senatrice Elisabetta Casellati.
Ma si parla anche dell’ex consigliere Csm Nino Marotta di Sarro e, fra i campani, c’è chi avrebbe pensato all’elezione di Ciro Falanga. Tra gli otto nomi dei membri laici del Csm, invece, figurerebbero poi la senatrice Elisabetta Maria Casellati, in quota Forza Italia, e anche l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che avrebbe già dato la sua disponibilità, ma meglio se per la Consulta, che dura sette anni, non cinque come il Csm. La partita, insomma, si gioca fino all’ultimo minuto. Nel campo della maggioranza, i nomi circolati per l’elezione dei membri laici sono, per il Pd, quelli di Ferruccio Auletta, Cinzia Capano, Luca Petrucci e Ilaria Pagni, mentre per il Nuovo Centrodestra il candidato rimane Antonio Leone.
La partita in gioco è considerata delicata anche per l’imminente nomina dei capi di alcune procure politicamente delicate che dovranno essere il primo banco di prova del nuovo plenum del Csm e su cui il Quirinale ha chiesto la massima celerità (una di queste è la Procura di Milano). Smentita, invece, l’ipotesi di un rinvio del solo voto sui membri della Consulta, per intervento diretto sempre del Quirinale che ha fatto capire di non accettare deroghe alle “necessarie scelte politiche da compiere”. Stamattina, dunque, i nodi potrebbero sciogliersi, visto che il Pd ha sollecitato con un sms i suoi parlamentari a non mancare all’appuntamento per nessun motivo. Si punta a chiudere in giornata, dicono i renziani, anche se dai dem più avveduti c’è la piena coscienza che il quorum del 3/5 dei soli votanti rimane comunque alto, vista l’aria che tira.