L’Isis ha decapitato il suo quinto ostaggio e lasciato che i social network mostrassero in un video di sedici minuti il boia ritto in piedi, divisa nera, volto coperto, davanti sé a una sfilza di teste tagliate. Sullo sfondo sedici miliziani sunniti tagliano la testa ad altrettanti soldati siriani. La vittima del video diffuso ieri è ancora una volta un americano, di nome Peter Kassig, 26 anni, rapito in Siria il 1° ottobre 2013. I genitori, Ed e Paula, hanno detto che durante la prigionia si sarebbe convertito all’Islam, prendendo il nome di Abdul Rahman. Prima della cattura, Kassig lavorava per una Ong e, in precedenza, aveva indossato la divisa di ranger. Aveva seguito corsi per diventare assistente medico, si era poi trasferito in Libano e aveva fondato l’organizzazione no profit Sera (Special Emergency Response and Assistance).
Quando il boia John, che sarebbe protagonista anche di questa esecuzione, aveva tagliato la testa a Alain Henning, quaranta giorni fa, aveva annunciato che la prossima vittima sarebbe stata Kassig. I genitori, nel frattempo, avevano postato un video, dove li si vede seduti su un divano, Ed con un gran paio di baffi bianchi, Paula con un foulard in testa a coprirle i capelli. Invocavano la salvezza del loro figlio, chiedevano, con voce straordinariamente ferma, che gli fosse permesso di continuare la sua attività umanitaria. Ed e Paula hanno anche tentato di mettersi in contatto con al-Baghdadi, ma senza riuscirci.
1Questa nuova decapitazione deve essere la risposta al tentativo americano di ammazzare al-Baghdadi. Kassig era rimasto ferito durante un raid, forse lo stesso che intorno al 7 novembre aveva quasi ucciso al-Baghdadi (e ferito forse lo stesso boia John). Nel video stavolta l’esecuzione non si vede: appare solo il boia, il quale fa sapere che tra le teste tagliate e schierate lì davanti c’è anche quella di Kassig. Potrebbe essere una differenza importante, dovuta forse al fatto che Kassig è rimasto gravemente ferito o forse è addirittura morto durante il raid. Quelli dell’Isis avevano bisogno di non essere smentiti, avevano promesso che il prossimo ostaggio sarebbe stato lui e, ancora vivo o cadavere, gli hanno tagliato la testa, senza però poter far vedere l’esecuzione. Sto solo facendo ipotesi, sia chiaro. Anche i genitori hanno emesso un comunicato prudente: «Siamo a conoscenza delle notizie che circolano sul nostro amato figlio e attendiamo la conferma del governo». Ma in tarda serata Obama ha soffocato le ultime speranze: Kassig è stato ucciso.
2È possibile che anche dopo la dura sconfitta nelle elezioni di midterm, Obama non si sia deciso a mandare soldati sul terreno? In realtà, il Pentagono ha mandato in Iraq altri 1.500 effettivi e sta creando due nuovo centri militari, uno nell’Anbar e un altro nella zona di Taji. Questi due nuovi centri si aggiungono a quelli già esistenti a Baghdad ed a Erbil. C’è anche una leva di consiglieri a cui sarà affidata l’istruzione di nove brigate irachene e di tre di peshmerga curdi.
3Quindi gli Usa attaccheranno? È in programma, si dice, una grande offensiva per la prossima primavera, come sembra evidente dal fatto che il quartier generale della prima divisione di fanteria (Big Red One), a cui spetterebbe il compito di studiare i piani, si è trasferito a Baghdad. E Obama ieri ha ribadito che l’Isis è «il male assoluto». Un maggiore coinvolgimento di soldati è a questo punto altamente probabile. Potrebbero essere gli stessi sunniti ad attaccare le installazioni americane e del resto il presidente ha fatto in modo che gli uomini sul terreno siano concentrati soprattutto là dove le milizie di al- Baghdadi sono maggiormente presenti. Entro Natale, fra l’altro, l’Italia manderà 4 Tornado con compiti di ricognizione e intelligence (e i grillini protestano). 4Quant’è grande l’area controllata dal Califfo? Lo Stato islamico, o Isis, si estende dalla periferia di Aleppo a quella di Baghdad e comprende una nazione di dieci milioni di uomini, su cui il Califfo esercita un potere assoluto. Le ultime notizie, relative al governo di quello Stato che nessun Paese al mondo riconosce, dicono che al-Baghdadi avrebbe deciso di coniare monete d’oro e d’argento, fatto che conferma l’analisi di «Forbes Israel» secondo il quale l’Isis è primo in una lista dei dieci gruppi armati più ricchi del mondo. Anzi, con due miliardi di dollari di entrate l’anno, è il gruppo terroristico più ricco di tutti i tempi, grazie al controllo sul 60% delle riserve petrolifere siriane e al possesso di sette giacimenti di gas e greggio in Iraq. A questo vanno aggiunti i proventi da rapine, da sequestri, da tasse imposte agli infedeli, da estorsioni e, da ultimo, dal mercato degli schiavi. Tutto questo patrimonio è stato intaccato dai bombardamenti americani, ma è ancora in piedi. 5Allora i bombardamenti a qualcosa sono serviti. Gli americani puntano ad ammazzare al-Baghdadi e trarre profitto dal successivo sbandamento.