Mancini strappa l’agenda-Mazzarri È Inter revolution


Serve la Champions a fine anno. E si sa. E serve una sterzata decisa: Mancio è qui per questo. Gli strappi col passato, quello recente con targa WM, sono già evidenti. Sul campo. La Champions va presa per tutta una serie di motivi evidenti, economici e di prestigio. Il Mancio lo sa e lavora su questo. Non a caso, prima del test di ieri, dice ai suoi: «Dovete dare tutti il 200 per cento. Sempre». Perché il tempo c’è ancora ma bisogna andare veloci, scattanti, ficcanti, incisivi e assolutamente verticali, dritti al punto. Poi va a dirigere la partitella: didattica pura, 4-3-1-2, quindi rombo e quindi trequartista, rapidità d’esecuzione. Strappi col recente passato appunto.

COME UN DERBY La frase più bella arriva alla fine: siamo 0-0, nessuno segna, vizi già visti, Mancio fa: «Fate finta di essere nel derby al 93esimo». Dai e ridai arriva la rete (ma nelle esercitazioni finali) e tutti sotto la doccia. Rete di Palacio, forse un bel segnale. Ma il resto è «Istruzioni per l’uso». BASTA CON LA «3» Si passa alla difesa a quattro: al secondo giorno di lavoro è ufficiale. La linea – nella partitella – è Nagatomo, Vidic, Juan Jesus, Dodò. Il brasilianino sinistro sarà quello deputato a spingere, il giapponese anche all’attenzione difensiva. In mezzo: JJ non sembra in discussione, mentre Mancini alterna Vidic e Andreolli (che lui fece esordire in Serie A) ben sapendo che è in arrivo Ranocchia. Doppia ipotesi, da derby e da destra: Nagatomo- Ranocchia-Vidic- Juan Jesus la prima; Nagatomo- Ranocchia- Juan Jesus-Dodò la seconda. Morale: e se Vidic rischiasse la panchina? Ecco un retroscena: era gennaio 2014, il Manchester entrò in contatto col Galatasaray parlando di Nemanja Vidic, il Mancio andò più su Ranocchia che alla fine rimase all’Inter. Detto questo, il tecnico jesino ha diretto l’allenamento facendo prestare grande attenzione alle distanze: squadra compatta in possesso palla per il recupero veloce se la si perde; Salsano guidava la fase difensiva, il Mancio quella di centrocampo e attacco fischiando, fermando il gioco e istruendo. image

TREQUARTISTA Il 4-3-1-2 vive di trequartista e rombo: oggi Palacio è dietro a Icardi e Osvaldo, domani Rodrigo sarà al fianco di Icardi e davanti a Kovacic. Sia chiaro: anche WM a volte ha spostato Mateo dietro le punte, ma la differenza è che Mancini lo fa di partenza e sviluppando calcio con quella pedina in avvio e subito vicino alla porta. Mateo, però, dovrà sdoppiarsi in rientri per evitare l’inferiorità numerica.

VERTICALE, RAPIDI La ragnatela di passaggi non si vedrà più. E lo si è capito oggi. Lentezza e possesso-palla insieme hanno reso l’Inter una squadra disinnescata perché sbatteva sempre contro lo scoglio degli avversari ormai compattatisi. Bene, siccome Mancini l’Inter l’ha vista più volte, ecco la sterzata: pochi passaggi, due tocchi, rapidità, sguardo verticale. Nel primo anno, WM ci aveva provato per poi sterzare sul possesso anche noioso. Adesso Mancini cambia: meno tocchi e staticità, circolazione veloce del pallone, sponde rapide, dai-e-vai con tiri il prima possibile, raggiungimento veloce del target. Il bel gioco sul quale vuole poggiare la ripartenza nasce anche così.

TOSTI COL SORRISO C’è concentrazione totale, ovvio. Impegno massimale, ovvio. Ma si vede che quel tic-toc-tac aveva un po’ annoiato, dentro e fuori. Per questo il «giocare divertendosi » è una ventata diversa. La squadra – che non aveva abbandonato WM – vede e respira un’aria diversa. In tutto questo, il vicepresidente Zanetti si è rivisto più vicino alla squadra: sarà un caso? I sorrisi sono pure fuori: ieri, 40 tifosi ai cancelli. «Dai Mancio, facci vincere il derby!», «Bentornato Mancio». Bella accoglienza. VAI GUARO «Guarin? Grande giocatore» ha detto Mancini. La sensazione è che Fredy sia «dentrissimo » alla squadra titolare e nel suo ruolo più congeniale: interno d’assalto. Riuscirà il Mancio a togliergli l’incostanza? Certo – avendo l’Inter mollato Bonaventura per lui – andrà valorizzato. Ovvero, un’altra sterzata rispetto al passato. INVESTITURE E ieri sono arrivati due applausi pesanti. «Mancini è un’ottima scelta – ha detto Giovanni Trapattoni dopo aver battezzato a Milano la terza edizione della «Junior Tim Cup» -. Troverà i giusti equilibri, aspettando il mercato di gennaio». Così invece Marcello Lippi: «Mancini è una garanzia, ha già vinto, ha esperienza internazionale di livello. E’ uno dei top allenatori ». Ecco: la sterzata.

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