La coltivazione della canapa: l’aspetto industriale
Ultimamente è tornata in primo piano la coltivazione industraile della canapa, accompagnata da una serie di quesiti, relativi soprattutto a quanto si potrebbe guadagnare da questo prodotto. La risposta non è semplice, se si considera che sono molti i fattori da tenere in considerazione, dalle sementi, alle lavorazioni di cui il terreno necessità. In media è possibile affermare che la lavorazione di un ettaro potrebbe costare 1.000 euro circa e portare ad un profitto netto di 1.500 euro circa. Le cifre sono poi influenzate chiaramente anche dalla finalità della canapa stessa (pensata per scopui fitoterapici, per la produzione di birra, che il campo cosmetico o altro). Questi numeri sono raggiungibili solo a patto di ottimizzare i costi fissi, ovvero quelli di acquisto e manutenzione delle macchine.
Ma cosa si può fare o a chi si può cedere la canapa coltivata? Il primo settore di riferimento è senza dubbio quello dei tessuti, dal momento che questa pianta è una lavorazione più semplice di quella del cotone, è resistente e duratura, e si presta anche a lavorazioni di materiale molto sottile. Un secondo utilizzo è volto all’utilizzo dei semi, noti per il loro appoero proteico elevato e per il buon valore nutritivo. accade così che l’olio di canapa spicca per le sue ottime qualità, riscontrabili nella presenza di grassi insaturi e quindi negli ottimi benefici garantiti al sistema cardiocircolatorio. Ottime le qualità da segnalare e legate ad un utilizzo industriale del prodotto e al ruolo svolto nella fabbricazione di vernici. Connesso all’utilizzo chimico, vi è il ruolo giocato nella creazione delle materie plastiche, utilizzate per la creazione di imballaggi ed isolanti.
Recenti sono gli sviluppi bel campo dei combustibili. Grazie alla resa in massa vegetale, la canapa infatti può essere considerata una ottima base per la produzione di combustibili di biomassa, che potrebbero permettere di svolgere una serie di operazioni oggi eseguite a discapito della salute del nostro pianeta.
Concludiamo con una veloce carrellata che riguarda l’utilizzo in cucina della canapa stessa. Il seme intero, ad esempio, può essere consumato al naturale o dopo tostatura, e consumato in aggiunta ad insalate, impasto del pane o dei biscotti. Più semplice da utilizzare è invece il seme decorticato, dal sapore leggero, può essere accostato sia al dolce che al salato.
I semi, insieme alle foglie, vengono utilizzati anche per l’infiorescenza, dopo essere stati fatti essiccare a bassa temperatura. L’inforescenza viene utilizzata soprattutto per dar vita alle tisane rilassanti. In cucina, però, la canapa entra anche sotto forma di farina, abbondante in fibre, oleosa, con un particolare sapore di nocciola può accoppiarsi a piatti dolci o salati. La scoperta e la diffusione di questo tipo di farina negli ultimi anni è da considerarsi connessa ad una caratteristica molto apprezzata, ovvero l’assenza di glutine, che fa in modo che la sostanza sia molto apprezzata e ricercata anche da coloro che sono intolleranti al glutine.
A questo punto non vi resta che pensare bene se effettivamente questa pianta possa o meno fare al caso vostro. Qualora la risposta sia affermativa potrete procedere all’acquisto dei semi e alle consuete operazioni di coltivazione. Noi rimaniamo in attesa dei vostri feedback, delle vostre domande, delle vostre curiosità e perchè no di sapere quale uso della canapa siete soliti fare.
L’appuntamento, come di consueto, è alla prossima rubrica dedicata al giardinaggio su ViviCool. Di quale pianta, fiore, erba ci troveremo a parlare? Per il momento auguriamo solo buon giardinaggio a tutti!