Chi le coltiva da anni, sostiene che le viti siano tra le piante quelle capaci di dare le migliori soddisfazioni a chi le riempe di attenzioni e di cure. Tralasciando il legame affettivo che molto riescono ad instaurare con il loro vitigno, oggi ci occupiamo di cosa è possibile fare per prendersi cura in maniera corretta della proprio vite e come e quanto procedere alla sua potatura. Tagliare la vite è infatti un momento estremamente delicato, che può avere degli impatti importanti sulla produzione stessa della pianta.
La potatura della vite: nozioni generali
La prima cosa da considerare è che nella vite è possibile identificare e riconoscere dei tralci produttivi e altri non produttivi. Questi ultimi come facilmente intuibile possono essere potati, mentre gli altri dovranno essere “salvati”, dal momento che daranno vita ai grappoli. Il problema dell’identificazione di una o dell’altra tipologia di ramo naturalmente sussiste, dal momento che le gemme che danno germogli di legno non sono così facilmente distinguibili da quelle che daranno germogli da frutto.
In ogni caso per la potatura della vite bisognerà aspettare che la pianta abbia perso tutte le foglie , cosa che accade solitamente nel periodo compreso tra gennaio e febbraio, periodo in cui partendo dall’analisi di quella che è la forza e la potenza della pianta si dovrà procedere alla potatura. Occorre sempre tenere a mente che più la pianta è forte, meno sarà necessario tagliarla e viceversa. L’obiettivo principe della potatura è quello anche di garantire una dose sufficiente di luce e calore alla pianta stessa.
Diverse sono le tipologie di potatura alle quali è possibile ricorrere. La prima tecnica è la “Guyoit semplice”, che prevede una eliminazione quasi totale dei vecchi tralicci, ad esclusione di quello centrale. Per ogni ramo vengono lasciate tra le 7 e le 9 gemme e saranno queste a garantire la produzione complessiva della vite stessa. La variante del guyot doppio, invece, prevede che vengano lasciati due speroni nella stessa direzione, o in direzioni tra loro differenti.
Un metodo alternativo prende il nome di “cordone speronato”, e prevede che la pianta venga fissata in modo tale da svilupparsi in maniera parallela al suolo stesso. Al tralcio vengono accostate 3 gemme Una lavorazione di questo tipo si caratterizza per la sua immediatezza e semplicità e per il fatto di non richiedere ulteriori manutenzione, cosa che non avviene invece per il primo sistema che abbiamo citato.
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