L’oleandro è velenoso? Attenzione ai pericoli della pianta tossica


Gli appassionati di giardinaggio e di piante ornamentali sicuramente avranno già avuto modo di coltivare la pianta dell’oleandro (Nerium Olenader). Si tratta di un bell’arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Apocynaceae. Questa piante spesso si trova nelle nostre abitazioni grazie alla sua bellezza: si tratta appunto di una pianta ornamentale. Tuttavia non tutti sanno che l’oleandro è una pianta potenzialmente molto pericolosa, poiché altamente tossica. Il pericolo si estende soprattutto nei nuclei familiari in cui vivono bambini ed animali, ignari dei danni che possono derivare dall’ingestione dell’oleandro. Approfondiamo quali sono le caratteristiche di questo arbusto sempreverde. L’oleandro può essere coltivato sia in ambienti esterni che in ambienti interni ed è caratterizzato da foglie lanceolate e coriacee e da fiori colorati; con diverse tinte. L’oleandro è in grado di sopravvivere a temperature molto elevate, mentre nel corso delle stagioni fredde è opportuno ripararlo da temperature estremamente rigide, che possono danneggiarlo: infatti l’oleandro cresce sano e robusto soprattutto nelle zone del Mediterraneo, dove trova un clima perfetto per la sua coltivazione.

oleandro velenoso

L’oleandro: perché è pericoloso? Danni da ingestione e inalazione

La pericolosità dell’oleandro vale per l’uomo ma si estende anche agli animali (cani, gatti, bovini e cavalli…): in seguito all’ingestione di parti della pianta si possono riscontrare lesioni e problemi cardio-circolatori, fino all’arresto del  cuore stesso. Non solo l’ingestione dell’oleandro è pericolosa per uomo e animali, ma anche adoperare il legno per cuocere cibi alla griglia o per accendere la stufa è pericolosissimo: bruciando, il legno dell’oleandro rilascia le tossine responsabili della sua pericolosità. Nel caso in cui lo si bruciasse, si dovrà aver cura di non sostare presso i fumi, anch’essi tossici. A cosa è dovuta questa tossicità? L’oleandro è pericoloso in quanto contiene glicosidi cardioattivi, ossia molecole con un nucleo steroideo (ciclopentano e peridrofenantrene, molecola altrimenti conosciuta come oleandrina)  che, se ingeriti, agiscono sul cuore. In realtà questi glicosidi a basse dosi possono avere una funzione terapeutica, tuttavia nel caso in cui le dosi superino una certa soglia questi diventano davvero dannosi. Nell’oleandro la loro presenza è elevata e quindi dannosissima: l’ingestione di parti dell’arbusto può provocare sintomi che partendo dall’aritmia, possono condurre alla morte. I sintomi non necessariamente si manifestano nell’immediato, è possibile che solo dopo ore le sostanze tossiche, facendo reazione con l’organismo e le sue difese, facciano il loro effetto. Una volta ingerito l’oleandro è possibile avvertire disturbi gastrici come nausea, vomito e mal di stomaco, oppure cardiologici, quindi i sintomi saranno in questo caso alterazione del ritmo cardiaco, ipotensione, coma e, nei casi più gravi morte. Anche il sistema subisce danni dall’ingestione delle tossine, portando all’assopimento, all’atassia, allo shock. La pericolosità di questa pianta è diventata nota grazie al film “White oleander”, in cui la protagonista uccide l’amante proprio attraverso la somministrazione dell’estratto di oleandro bianco. Per questi motivi si raccomanda prudenza estrema nel caso n cui si possedesse questa pianta e vi fossero an animali o bambini nei paraggi. Come abbiamo già scritto, ad essere pericoloso non è solo il fiore, ma anche le foglie ed il legno: per questo è assolutamente sconsigliato adoperare parti dell’arbusto per accendere fuochi o grigliare cibi. Un’ulteriore precauzione è quella di stare attenti, per gli amanti delle escargot, di non cibarsi di lumache che si sono nutrite accanto alla pianta: nessun trattamento elimina la tossicità della pianta, conseguentemente le lumache saranno tossiche. Lo stesso vale per il miele ricavato da api che si nutrano con i fiori dell’oleandro, o il latte munto da mucche, capre e pecore che lo abbiamo ingerito, seppure ciò capiti davvero sporadicamente.

Oleandro: quando fiorisce e quali cure richiede

Nonostante la sua pericolosità, l’oleandro è una pianta molto bella: possiamo ammirare la fioritura, molto rigogliosa, di questa pianta in estate. I suoi fiori, come accennato, non  sono caratterizzati da  un colore solo, bensì possono assumere diverse tinte. Così possiamo ammirare bellissimi petali viola, bianchi, gialli, arancioni o rosa, a seconda della varietà in oggetto. I fiori sono inoltre caratterizzati da un intenso profumo e  possono essere semplici o doppi. Le dimensioni della pianta sono in genere notevoli: può infatti arrivare anche a sei metri d’altezza se coltivata a terra mentre in vaso non supera i due metri. L’oleandro è molto simile al Nerium Indicum, diffuso soprattutto in Oriente. Le dimensioni di questa pianta esotica sono  più ridotte ed i fiori possono essere di colore bianco o rosa chiaro.

Per quanto riguarda le cure e la manutenzione da apportare sulla pianta dell’oleandro per farla crescere rigogliosa e in salute, come già affermato, bisogna tenere conto in primis della sua tossicità: nel maneggiare le part dell’oleandro è fortemente raccomandato l’utilizzo di guanti usa e getta o, in alternativa, guanti che possono e devono essere lavati dopo i lavori effettuati. Questa bella e tossica pianta ha bisogno di molta luce, per cui va interrata laddove possa godere dei raggi solari. Inoltre richiede molte cure da un punto di vista dell’innaffiatura e per quanto riguarda le potature, che devono essere frequenti, in quanto i rami si sviluppano davvero velocemente.

Malattie dell’oleandro, quali sono come curarle

L’oleandro soffre soprattutto di rogna, causata dal batterio Pseudomonas savastanoi: questo batterio provoca una patologia, la rogna appunto, che si manifesta sotto forma di protuberanze che deturpano i fusti, i boccioli, i frutti e anche le foglie. Questo batterio è veicolato dall’acqua e può essere evitato favorendo un buon drenaggio del terreno in cui affondano le radici della nostra pianta. Non solo, per evitare l’insorgere della rogna è necessario, come già consigliato, ricorrere a potature frequenti e, soprattutto, adoperando strumenti che non siano stati a contatto con piante malate. Se abbiamo il dubbio che gli strumenti siano infetti è necessario sterilizzarli prima di adoperarli. Nel caso in cui l’oleandro sia stato colpito dal batterio si può ricorrere a specifici trattamenti a base di rame, i quali, tuttavia possono non essere sufficienti. Sarà necessario potare via i rami infetti e bruciarli per poi integrare ancora con prodotti a base di rame. Un’altra malattia molto diffusa nell’oleandro è la cocciniglia. Si tratta di insetti che, se non combattuti tempestivamente, possono danneggiare gravemente la pianta. I sintomi della cocciniglia sono soprattutto piccole protuberanze e formazioni biancastre sulle foglie. I rimedi più efficaci da adottare sono l’alcool denaturato, da applicare delicatamente sulle parti colpite, oppure, in casi più gravi, un insetticida specifico.

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