Sapete che il solfato di rame trova applicazione nel campo dell’agricoltura e in particolare dell’agricoltura biologica? Volete sapere se e quando può essere opportuno utilizzarlo ed entro quali limiti quantitativi restare per evitare danni anche importanti alle foglie, ai fiori e alla pianta più nel complesso? Oggi analizzeremo proprio le possibili applicazione nel campo del giardinaggio del solfato di rame e della sua versione “allungata” con la calce, indicando tutte quelle situazioni in cui l’uso di questa sostanza è consigliato e mettendo in evidenza le criticità connesse all’utilizzo stesso.
Solfato di rame e giardinaggio: cenni storici e vantaggi
Fin dai tempi antichi, il rame ha trovato applicazione in ambito agricolo, dal momento che era evidente il suo potere “miracoloso” nel trattamento e nella cura di alcune piante.
Il solfato di rame, quando si fa giardinaggio, può essere utilizzare come concime o come fungicida, e viene spesso preferito ad altri prodotti della stessa tipologia per il suo carattere non troppo tossico, una affermazione che tuttavia non deve portare ad un abuso della sostanza stessa. Entrando più nel dettaglio, sono in particolare le piante a soffrire maggiormente la tossicità della sostanza, dal momento che il metallo viene assorbito tramite le foglie. Proprio per ovviare a questo problema, si è soliti aggiungere a questo solfato della calce, sostanza che avvicina il ph della sostanza a quello della foglia. Il prodotto che ne deriva è noto con il nome di poltiglia bordolese.
Questo derivato viene utilizzato contro l’insorgere dei funghi anche e soprattutto in via preventiva, per evitare quindi che il problema subentri e diventi anche grave. L’azione della sostanza infatti consente di evitare l’insorgere di funghi, batteri, ma anche muffe di vario tipo. Entrando più nel dettaglio, il trattamento permette di evitare la germinazione delle spore e bloccare quindi la moltiplicazione dei tessuti malati. Sul fronte dell’azione anti-batterica, invece, la sostanza di fatto blocca la respirazione della pianta, evitando la moltiplicazione dei batteri stessi dal momento che la pianta si alimenta “sottraendo” energia agli ospiti.
Proprio l’azione su più fronti fa sì che i trattamenti con questa sostanza siano molto frequenti. Ciò avviene, ad esempio, nel caso del pesco o di molti alberi da frutto, come spesso avviene è opporturo evitare di ricorrere a questa soluzione nei periodi in cui i vari parassiti stanno “lavorando” attorno alla pianta.
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