Non si capisce perché la Juve lavori in quel di Vinovo, se poi i suoi allenamenti migliori si consumano allo Stadium. C’è un prato di troppo, per appuntamenti di codesto genere: il Cesena. Si dirà che è presto per appiccicare con il bostik etichette di leadership, mentre Vidal e Lichtsteiner corrono in giro per l’Italia a braccia alzate, e anche Pjanic da Parma li imita. Ma non è mai tardi per ostentare la propria forza tracimante, come un fiume che esonda per piacere e destino, per scelta e inerzia. Anche il torrente di un Giovinco – tanto per intenderci – invade il panorama come una saetta inevitabile, nel temporale che i bianconeri stanno armando da un mesetto. E nella sua lotta personale con Leali: e pure con un palo, alla fine.
Tanto per cominciare La consegna della vittoria balugina d’altra parte fin dopo dieci secondi della partita: allorché i romagnoli tirano i remi in barca e scalano in una tonnara difensiva, con speranze così piccole da stare in una conchiglia. E così la Juve tritura anche Bisoli e compagnia cantante, senza troppo faticare, di certo senza penare, al massimo pensare, questo sì. Perchè pensa, eccome, a dosare le energie, questa squadra (ed è eccome un altro segnale di dominio ceco). Questa squadra che sta cercando la perfezione della potenza. Un cingolato che schiaccia il proverbiale ruotino di scorta che finora il calendario le pone davanti. Stavolta il Cesena (e chissà sabato a Bergamo), nel quadro della quarta vittoria consecutiva per la Juve. Con un doppio Vidal, su rigore e da fuori: non ne infilava una da 6 mesi, il redivivo è tornato innanzi tutto re, prima che pure Lichtsteiner si togliesse il gusto. Il tutto, nel solco dei record del Grande Torino, 21 vittorie di fila in casa unendo 2 campionati. E arando pure una prima volta assoluta: 4 successi all’alba del torneo senza raccogliere manco una pera nella propria porta.
Strapotere E’ strapotere, più che potere. Un misto di capelliana prepotenza riveduta e corretta sull’eredità contiana. Rispetto ai diciotto ventesimi della serie A, o giù di lì, continua a essere un altro campionato, il campionato della Juve. E di un Allegri più «sereno» di Conte. E anche se alla vigilia il tecnico decide di sconfessare ipotesi rivoluzionarie, battendo in pubblico i tasti del tradizionalismo spinto, salvo poi farsi inchiodare dalle proprie scelte, che sono da santissima pretattica di antica genesi. E tutti si erano abbeverati, 24 ore prima. Anche Bisoli, povero lui, che pianificava una tonnara a centrocampo, gettando onesti kamikaze tra gli stantuffi altrui. Ma poi: ecco Allegri, con i suoi bluff verbali che faranno discutere, ma prim’ancora fanno punti. Vai con le sorprese, pur nello spartito di un 3-5-2 molto elastico e solo offensivo. Non Morata o Coman: ci si poteva pensare. Ma Giovinco, l’inaspettato per eccellenza, dopo il minutino di gioco vissuto contro il Malmoe, fino a ieri unica epifania stagionale. La Formica in luogo di sua maestà Tevez. E ha fatto pure bene: è apparso più leggero nello spirito, con il suo moto a tutto campo tra ripetute sventole in faccia a Leali, in un’ansia da prestazione che non ha gambizzato la personalità dello juventino. Fuori anche Pogba. E dentro dall’inizio appunto Vidal, sulla strada che porterà la Juve tra una settimana a Madrid. Dentro anche Pereyra. Con Ogbonna sul centrodestra per un Caceres bollato, ed Evra di rientro per fargli respirare fiducia.
Come un allenamento Non possiede né arte né parte, il Cesena, sistemato con un 3-5-2 formale che in realtà svapora subito in un 5-3-1-1 iperdifensivo. E finisce anche lì, in un tiro vano di Marilungo, strada facendo, in tutto e per tutto. La Juve si allena con Evra e Lichtsteiner a suonar la fisarmonica sulle fasce, con Pereyra e Vidal così offensivi a turno da armare quasi un tridente. Tutto il resto è sana normalità da primi della classe. Leali deve presto volare tra Giovinco e Ogbonna, ma al 16′ un rigore regalato da un braccio largo di Cascione su sventola di Pereyra porta già Vidal al penalty che spacca il match. Da lì in poi è una seduta di scarico che la Juve gestisce a proprio piacimento, cercando con crescente convinzione il sigillo della sicurezza, con sovrapposizioni a tutto campo. Sigillo che arriva nel rush della ripresa, con un diagonale micidiale ancora di Vidal, prima di un’incursione di Lichtsteiner che vale il 3 a 0. E’ un’immagine di perfezione, in effetti, anche l’esultanza sul sipario che cala. E adesso l’Atalanta, la trasferta di Bergamo.
JUVENTUS
BUFFON 6
Va in doccia da imbattuto, tra campionato e Champions. Una parata nemmeno troppo difficile su Marilungo e il resto è ordinaria amministrazione.
OGBONNA 6
Un mezzo errore di posizione su Marilungo rischia di mandare la punta cesenate sola in area di rigore: Buffon esce ed evita guai. Il seguito è fatto di giocate razionali e interventi puliti. Presenza saltuaria, tuttavia pericolosa dalle parti di Leali.
BONUCCI 6
Riduce al minimo i lanci preferendo la giocata semplice al primo compagno libero. Non si sfianca mai, un po’ perché è sempre nella zona giusta, molto in virtù delle sporadiche folate offensive degli avversari.
CHIELLINI 6
Pure lui questa volta può astenersi dalla solita gara tutta grinta e cuore. A volte si va a cercare un avversario, perché il dirimpettaio Defrel altri non è che un interno aggiunto.
LICHTSTEINER 6.5
Apre il sipario con un tiraccio e un cross spedito in curva che non si vedono nemmeno tra scapoli e ammogliati. La tecnica di base è quella che è, in compenso è sempre pronto a dettare il passaggio, a ripiegare e proporsi da stantuffo infaticabile qual è. E’ svizzero, ma non lascia neutrali: c’è chi lo ritiene indispensabile e chi non lo può vedere. Ai secondi risponde con la rete del 3-0. Pepe (42′ st) ng Bentornato!
VIDAL 7.5
Si riprende la scena dopo un’estate di patimenti (per le condizioni fisiche) e di continue voci di mercato (in particolare via United e non ancora sopite). Ritrova su rigore un gol che in campionato mancava dal 2 febbraio (Juve-Inter 3-1), quindi incrocia il tiro e rifulmina Leali nella ripresa. Esce tra l’ovazione del pubblico e dire che non è ancora il guerriero idolatrato da Conte. Padoin (35′ st) ng .
MARCHISIO 6.5
Fosse per lui giocherebbe sempre da interno per sfruttare gli inserimenti. Certo è che in cabina di regia, nonostante non abbia – come nessuno in circolazione -, la classe di Pirlo, distribuisce palloni preziosi.
PEREYRA 6.5
Onora al meglio la convocazione nella Nazionale argentina: è tra gli juventini che tocca più palloni eppure ne sbaglierà un paio in tutto il match. Fa bene ogni cosa: scambi con i compagni e dribbling, letture tattiche e contrasti. Il rigore arriva da un suo tiro.
EVRA 6.5
Padrone incontrastato della fascia sinistra: fa capire poco o nulla a Perico e al momento opportuno accompagna l’azione offensiva. Denota una crescita costante dopo un avvio di stagione un po’ balbettante.
GIOVINCO 7
Prima volta in campionato dopo i pochi minuti col Malmoe in Champions. Subito dentro la partita: accorcia per prendere palla, conquista falli e al 10′ impegna Leali con una battuta al volo che si porta appresso l’applauso dello Stadium. Che lo coccola anche allo scadere della frazione iniziale quando tenta il colpo grosso con un tiro mancino (palla di un metro fuori). Apre le danze nella ripresa: conclusione respinta da Leali prima del vano tentativo di Vidal. Coglie pure un palo.
LLORENTE 6
La casella delle reti segnate rimane intonsa: lotta su ogni pallone, però non è ancora il Re Leone ammirato nella scorsa stagione. Morata (25′ st) 6 Ha la palla buona, ma incespica. I tifosi lo sostengono perché le premesse restano buone.
ALL. ALLEGRI 7
Sorprende tutti, Bisoli compreso, con le scelte iniziali. Numeri da capogiro: sintetizzabili nella quarta vittoria in campionato e quinta complessiva senza subire gol. Inietta fiducia a Giovinco e Vidal, due che per motivi diversi ne avevano necessità. Chapeau.
CESENA
LEALI 6
Il portiere che da Cesena spera di spiccare il volo con direzione Vinovo intuisce l’angolo di battuta di Vidal sul rigore del cileno, ma questo non basta ad evitare il vantaggio juventino. Si arrende sempre al sudamericano anche nella ripresa. Attento in più occasioni su Giovinco.
CAPELLI 5
Guardiano di destra del bunker predisposto da Bisoli: prova a stringere i denti, a tenere botta, ma non è serata.
LUCCHINI 5.5
Mette subito le cose in chiaro facendo saltare in aria Giovinco. Un modo, infruttuoso, per provare a intimorire gli attaccanti di Allegri.
KRAJNC 5
Prova a contenere chi si presenta dalle sue parti riuscendovi raramente.
PERICO 5
Presenza impalpabile sull’out destro: al suo cospetto Evra fa un figurone. Carbonero (12′ st) 5.5 Dal Mondiale con la Colombia all’esordio in A nella gara più complessa.
GIORGI 5.5
Dura anche per un giocatore dinamico come l’ex dell’Atalanta. Comunque tra i meno peggio della mediana romagnola. Nica (32′ st) ng
CASCIONE 5
Causa il rigore per la Juve aprendo il braccio su un tiro di Pereyra (protesta e viene ammonito). Poi tenta di organizzare la manovra, ma impostare nella propria metà campo è dura.
MAZZOTTA 5
Balla tra Vidal e Marchisio, né l’uno né l’altro tuttavia gli si concedono. Coppola (1′ st) 5.5 Appena meglio del compagno.
RENZETTI 5.5
L’esterno che se va bene salta una partita l’anno è generoso e attento, ma in definitiva non esce dal maiguscio.
DEFREL 5
Si sfianca a uscire sul portatore di palla, Marchisio oppure Vidal quando il cileno si accentra. E così non ha la necessaria lucidità con il Cesena in possesso palla.
MARILUNGO 5.5
Ha qualità e ne dà conferma anche allo Stadium. Abbandonato a se stesso, riesce comunque a infastidire Buffon: al 30′ calcia dai 25 metri costringendo il numero 1 della Nazionale alla respinta.
ALL. BISOLI 5.5
Il Cesena in ripiegamento è modellato su un copertissimo 5-4-1: persa per persa poteva osare di più.
ARBITRO
GIACOMELLI 6.5
Corretta l’interpretazione sul rigore, come le decisioni prese in seguit