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INTER Per una squadra che sogna il ritorno in Champions c’è bisogno di… un allenatore da Champions. L’Inter applaude la crescita di Kovacic e di Icardi (recuperato e convocato, andrà comunque in panchina), sorride per gli inserimenti finora vincenti dei nuovi come Vidic, Dodò, Medel e Osvaldo, ma nota con piacere anche la crescita di Walter Mazzarri. Perché sé è vero che tutti i calciatori, compresi gli over 30, possono migliorare, anche il tecnico in questa stagione sta dimostrando di aver intrapreso un percorso personale differente. È un Mazzarri più sicuro di sé, maggiormente coinvolto nel pianeta Inter, un Mazzarri più responsabilizzato e convinto della forza della sua squadra: «L’anno scorso ci sono stati tanti cambiamenti e un po’ ci hanno condizionato, togliendo concentrazione all’ambiente. Anche Mazzarri ha avuto bisogno di tempo per stabilizzarsi; quest’anno è partito carico sin dal primo giorno di Pinzolo per imporre il suo calcio e per farci capire tutto 432843_Inter-Cagliarial meglio, come ad esempio la fase difensiva. E il solo gol preso lo testimonia», la certificazione del capitano Andrea Ranocchia (oggi in panchina per lasciare spazio ad Andreolli).

Il possesso palla Al di là dei 10 gol segnati e dell’unico subito, l’Inter ha mostrato un nuova faccia, più votata al possesso palla e alla circolazione orizzontale del pallone. Sia chiaro: arrivare in porta con pochi passaggi e con verticalizzazioni ficcati rimane un credo del tecnico di San Vincenzo, ma la qualità di alcuni palleggiatori come Hernanes e Kovacic ha portato Mazzarri a sfruttare anche altre vie per cercare il gol. Tant’è vero che, rispetto all’inizio della stagione passata, sono aumentate le reti dei centrocampisti. Questa maggiore centralità si è notata molto nelle prime tre giornate di campionato (possesso palla al 59% col Torino e 61% con Sassuolo e Palermo) e nella ricerca più insistita della partenza della manovra dalle retrovie, con un Juan Jesus alla Bonucci (il brasiliano è, insieme a Medel, il giocatore che tocca più palloni e ha più passaggi riusciti).

Tutti dalla stessa parte Ovviamente Mazzarri non dimentica il gioco sulle fasce, a lui tanto caro, e rispetto all’annata precedente, quando aveva spremuto Jonathan e Nagatomo (le alternative furono presto bocciate, vedi Wallace e Pereira), sta utilizzando un’alternanza “militare” dei quattro elementi a disposizione, ovvero i due titolari dello scorso torneo più D’Ambrosio (cresciuto dopo i primi mesi incerti in nerazzurro) e l’ottimo Dodò. Ma come detto è un Mazzarri diverso anche fuori dal campo, sicuramente più sciolto in conferenza stampa e probabilmente, grazie all’addio dei senatori, più autoritario. Il tecnico, come fosse un manager inglese, controlla tutto ciò che accade alla Pinetina dove finalmente non si ragiona più a comparti stagni, grazie anche al rinnovamento dello staff medico. È stato dato uno stop netto a certi compromessi, dunque dopo Natale tutti i giocatori torneranno al lavoro il 28 dicembre, ponendo fine alle ferie allungate che negli scorsi anni avevano accontentato i sudamericani. Metodi duri che però sembrano aver trovato una sponda nei giocatori: si nota un gruppo più coeso e nelle interviste c’è un allineamento generale al pensiero di Mazzarri.

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