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Quel tipo lì, che da 21 anni si ciba di Juve senza che la pancia piatta perda un etto, non è una mezzala. Diffidate dalle guide che rinchiudono la sua verve dentro un’etichetta: altro che semplice interno, se volete offenderlo definitelo un mediano puro, ma Claudio Marchisio è tanto, tanto altro. Un concentrato di fisico e psiche, di corsa e raziocinio, tale da modellare i contorni di un ragazzo d’oro, in campo e fuori. Tanto che il tifoso bianconero non si strappa più i capelli per la perdurante assenza di Pirlo, pur nella considerazione dell’indispensabilità del bresciano. E il dubbio, in prospettiva, prende vita: ora che il Genio tornerà, che ne sarà del Principino?

A tutto campo

Marchisio ha giocato 5 partite su 5 fra campionato e Champions. Massimiliano Allegri non l’ha mai sostituito, neppure per concedergli una standing ovation o farlo rifiatare. Quattrocentrocinquanta minuti e passa a rincorrere palloni, a fare da schermo davanti al trio difensivo, a mantenere la posizione senza tuttavia lesinare le celeberrime incursioni, dando sfogo alla voglia di “marcare” territorio e risultati. E pure il concetto di “disegnare calcio” non è roba astrusa, ma nelle corde del centrocampista torinese. Sarà meno poetico il suo destreggiarsi fra le linee, però alla fine conta il succo. E senza nulla togliere agli arcobaleni disegnati nell’aria da Pirlo, è forte la sensazione che la presenza del Principino certifichi un dato sensibile: meno palloni persi. Il tiro, poi, è una specialità della casa: lo dimostra il palo centrato contro il Milan a San Siro, una settimana dopo aver bucato l’Udinese con un destro perforante sulla soglia dell’area di rigore. Due “7”, altrettanti “6.5”, una sufficienza in Coppa, dove peraltro è tutta la Juve ad aver bisogno di controprove rivitalizzanti: i giudizi non ingannano.

Max entusiasta

La natura più difensiva di Marchisio rispetto a Pirlo non è una scoperta dell’ultima ora. Però è chiaro indice di un feeling mai così forte fra il torinese e Allegri, che per il Principino avrebbe fatto carte false pur di portarlo con sé al Milan e che atalanta-juventus-streamingora se lo gode: «Si è calato molto bene nel ruolo e di partita in partita sta migliorando. Contro il Cesena ha sfoderato una prestazione di valore assoluto». Buttalo via (ma solo se sei un matto…), questo ragazzo che a 28 anni può dire di aver lottato per la Juve in 261 occasioni, imbrillantinate da 33 gol. In regia, da dove si gira il film bianconero, Marchisio ha giocato per diverse stagioni nelle giovanili bianconere, dopo aver inaugurato la carriera da seconda punta, prima di essere retrocesso da Maurizio Schincaglia davanti del reparto arretrato. E lì ha saputo stare al… governo per anni, finché non si è convinto di migliorare da mezzala, prima dell’avvento di Antonio Conte e malgrado l’innesto di Paul Pogba gli avesse ridotto lo spazio. Un regista un po’ meno creativo, ma più “coperto” di Pirlo: non può essere un caso se la retroguardia bianconera è la meno battuta in campionato. E poi, a proposito di creatività: andatevi a rivedere l’assist in torsione per Patrice Evra, l’altra sera nel primo tempo contro il Cesena. Roba che non ti permetteresti neppure di pensare se il piedino avesse bisogno di una convergenza spinta.

Il destino

Un anno dopo l’infortunio al ginocchio in Supercoppa, Marchisio è un’altra persona, comunque desiderosa di chiudere la carriera alla Juve. Il contratto biennale concede un minimo di respiro, però l’invito atteso dall’entourage del ragazzo dal look accattivante non è ancora giunto a destinazione. Dopo il Mondiale brasiliano – si pensava – club e giocatore si sarebbero messi a tavolino per negoziare il futuro. Nulla di tutto ciò, anche se l’attesa non logora il feeling fra le parti. A patto che la corda non venga tirata a lungo…

La Juventus è l’unica squadra europea che viaggia a punteggio pieno e senza subire gol (il Barcellona ne ha pareggiata una). Cambiano i difensori, ma Buffon mantiene la sua imbattibilità. Oltre al portiere, c’è un altro comune denominatore: Leonardo Bonucci. E’ l’unico centrale sempre presente. Cinque partite su cinque tra campionato (4) e Champions (1), 450’ in tutto. Più che un difensore, uno regista aggiunto. Allegri gli ha consegnato le chiavi della difesa a tre, proprio come aveva fatto Conte.

Bonucci da un paio di campionati è corteggiato da diversi club europei (Arsenal e Borussia Dormund), ma la sua non è stata una scalata semplice. E’ passato dalle “tribune” dei tempi di Treviso, alle sedute a base di pugni e insulti con il suo motivatore, Alberto Ferrarini.

Stakanovista

Trattamenti che hanno fortificato il ragazzo oltre che il calciatore. Bonucci con la Juve ha totalizzato 179 presenze in 4 anni e un mesetto, ma il dato più sorprendente è un altro. Dal 2009 (ultimo anno di Bari) a oggi è il giocatore di movimento che ha messo a segno più minuti in campo. In serie A – come dimostrano i dati Opta – lo precede soltanto Alessandro Lucarelli (14.942’ contro i 14.798 dello juventino), che però non può vantare un curriculum di Coppe all’altezza dell’ex barese. Se si contano anche i portieri, allora è Morgan De Sanctis il re del cronometro (16.830’), seguito a ruota dai colleghi Handanovic e Mirante.

Il segreto

Bonucci è cresciuto molto, in questi anni, grazie anche alla cura Conte. Se madre natura gli ha regalato grandi doti fisiche, uno dei segreti della sua escalation è proprio il motivatore personale. Con Alberto Ferrarini – che ha lavorato pure con Toldo, Gilardino…, ha costruito un rapporto solidissimo. Sincero e schietto. Tra di loro si chiamano Capitano (Ferrarini) e Soldato (Bonucci).

Il retroscena

Ma per diventare Soldato, Bonucci ha superato un bel po’ di ostacoli, compresi quelli del suo motivatore. Tutt’altro che tenero, in certe circostanze. Un retroscena è venuto alla luce attraverso la pagina Facebook di Ferrarini, che ha raccontato uno dei tanti episodi. Episodi controfirmati da Bonucci, che ha ringraziato, sempre sfruttando i social network: «Complimenti a te, capitano Alberto Ferrarini».

Il racconto

«Solo chi vince il giudizio è libero di essere se stesso e di esprimersi per quello che è veramente». Un tasto sui cui Ferrarini ha “picchiato” molto con Bonucci, soprattutto nei primi tempi juventini, quando il centrale bianconero soffriva critiche, giudizi e fischi. «Nel corso degli anni – racconta il motivatore sulla sua pagina Facebook – ho portato Bonucci nella mia cantina, sotto terra. Al buio. E lì, con un tono di voce tutt’altro che buono o dolce, lo offendevo in ogni modo, lo giudicavo. Lo insultavo. Così, se lui faceva persino un piccolo cenno con lo sguardo, per lui c’era un pugno dritto nello stomaco. Obiettivo? Vincere il giudizio, affinché Leo stesse sempre sul pezzo. Così è cominciata la storia del soldato». Una storia trasformatasi anche in una composizione artistica denominata “motivismo”.

Clima caldo

Chiudersi le orecchie per non sentire i fischi sarà utile anche mercoledì a Madrid. Già, dopo la trasferta di stasera a Bergamo, i bianconeri sfideranno l’Atletico nella bollente atmosfera del Vicente Calderon. Cornici nelle quali il “Soldato Bonucci” di solito dà il meglio di se stesso.

Il primo ad augurarselo è Massimiliano Allegri, costretto ad affrontare il big match di Champions con una difesa contata e abbastanza in emergenza. Contro i campioni di Spagna dovrebbe rientrare tra i convocati Martin Caceres (reduce da un leggero problema muscolare alla coscia), ma non Andrea Barzagli, ancora alle prese con la riabilitazione dopo l’operazione di luglio al calcagno per risolvere la tendinopatia. Un assenza pesante, che responsabilizzerà ancora di più Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci.

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