Le parole di Gigi Buffon, il Capitano della Nazionale, il veterano che tira la carretta insieme a pochi altri, all’indomani della sconfitta contro l’Uruguay e alla conseguente uscita dai Mondiali Brasile 2014, hanno fatto molto parlare. Il portiere Azzurro e della Juventus ha rilasciato una lunga intervista a Roberto Perrone per Il Corriere, in cui ha ribadito la delusione per i giovani presenti in Nazionale, sostenendo che quelli che devono andare avanti sono i “vecchi” come lui.
Buffon commenta e motiva quelle che, secondo lui, sono le ragioni per cui l’Italia ha subito una forte e vergognosa debacle a questi Mondiali: “Fattori ambientali, come il caldo valgono per tutti, ma forse molti di noi erano anche logori da un punto di vista fisico. La vittoria iniziale ci ha illuso. Prima di questo Mondiale l’Italia si era fatta apprezzare per il bel gioco, qui sembravamo una squadra senza idee“.
A questo punto il Capitano azzurro smentisce di aver addossato la colpa del fallimento al compagno Mario Balotelli negli spogliatoi: “Ho espresso un concetto di cui sono convinto ancora adesso. Ma in vent’anni di carriera non ho mai attaccato un compagno. Figuriamoci se avrei potuto farlo in un momento come quello. E Balotelli, a 24 anni, non è certo un giovane“.
C’è anche da dire che molti in Italia non hanno apprezzato le affermazioni del portierone azzurro nei confronti dei giovani in Nazionale e molti hanno invitato Buffon e gli altri “Senatori” a ritirarsi: “Leggo e sento spesso commenti ironici sull’età dei Pirlo, dei De Rossi, dei Buffon, dei Barzagli. Le chiacchiere passano e i fatti restano in campo: a rompersi le ossa per la causa, sono sempre gli stessi. Chi ci chiede di pensarci bene se continuare, dovrebbe vedere chi sono ancora i punti fermi“.
Secondo Buffon l’errore sarebbe stato convocare in Nazionale giovani promesse non ancora pronte ad assumersi una responsabilità simile: “Spesso i giovani vengono caricati di grandi aspettative, ma sotto c’è molta fragilità. Sento dire dal 2010 che l’Italia è vecchia. Se un giovane ha il talento per diventare un campione, non lo mandi in nazionale dopo tre, quattro partite ma gli fai arare l’erba in serie A. Io ho giocato in nazionale due anni dopo l’esordio e mi sono reso conto che si trattava di un onore e di un impegno non semplici da sostenere. Adesso un ragazzo dopo tre buone partite è in nazionale e dà per scontato tutto“.
L’Italia che abbiamo visto sprofondare ai Mondiali Brasile 2014, però, era fatta principalmente di veterani e neanche da parte loro abbiamo visto scendere in campo spirito di squadra, armonio e competenza…