Primarie Pd in Emila due indagati, uno si ritira


di Luca De Carolis Un altro diluvio nella terra rossa, dove il partito è quasi tutto. Il caos nel campo renziano, con un candidato, Richetti, uscito dalla pista e un altro, Bonaccini, con un piede mezzo e fuori. Dall’Emilia Romagna dove domenica Matteo Renzi si era autocelebrato con camicia bianca e tortellini in brodo, piovono pietre sul Pd. Quelli che erano i due principali candidati alle primarie per le Regionali del 28 settembre, i renziani Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, sono indagati per peculato nell’inchiesta della Procura di Bologna sulle spese pazze in Regione, assieme ad altri sei ex consiglieri del Pd. Un altro terremoto giudiziario per i Dem, che nel luglio scorso avevano perso il governatore Vasco Errani, dimessosi dopo la condanna in appello a un anno di carcere per falso ideologico.

UNA ROGNA gigantesca per Renzi, che ora pensa di lanciare Delrio come candidato unico, azzerando le primarie. Ma che deve fare i conti con i bersaniani, che vogliono puntare di nuovo su Daniele Manca, il sindaco di Imola uscito dalla corsa vista la folla di renziani in campo. La certezza è che Richetti si è ritirato già nella tarda mattinata di ieri, quando la notizia ha cominciato a circolare. Il segretario regionale Bonaccini, della cui iscrizione si è appreso in serata, formalmente è ancora in campo. Ieri sera ha parlato all’Ansa: “Ho appreso che la procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare ogni chiarimento”. Il segretario vorrebbe resistere. Ma pare impossibile che possa restare in corsa, a fronte del ritiro di Richetti e di un’inchiesta che vede indagati altri sei ex consiglieri dem (almeno per ora). Tutti coinvolti nell’inchiesta partita nell’ottobre 2012, che un anno dopo aveva portato agli avvisi di garanzia per tutti i nove capigruppo dei partiti presenti in Regione. Accusati di peculato per spese ingiustificate, almeno a detta dei pm: da romanzi a fiori, fino a profumi, gioielli, forni a microonde e perfino aspirine. I beni più svariati, per cui avevano chiesto e ottenuto rimborsi con soldi pubblici.

49197-1Ora nella vicenda compaiono anche Richetti e Bonaccini. Dell’iscrizione hanno saputo poche ore fa, dopo aver chiesto formalmente alla procura tramite i propri legali se fossero sul registro degli indagati. Risposta affermativa, e il copione delle primarie dem è stato stravolto. Si è fatto da parte Richetti, il renziano doc che il 27 agosto si era lanciato contro il parere del partito e di Renzi che volevano un candidato unitario, Manca., vicinissimo a Errani. Il ritiro lo ha comunicato con un messaggio: “Tra ieri notte e stamattina dovuto prendere una decisione, di quelle che non ci dormi. Mi fermo qui, ci sono cose di fronte alle quali ci si ferma”. Nessun cenno all’avviso di garanzia, di cui si è appreso poco dopo. “La rinuncia non è affatto legata all’indagine” assicura il suo avvocato, Gino Bottiglioni. Ma l’inchiesta ha pesato come una montagna sul deputato, che lascia anche per problemi personali. E non solo. Raccontano che lamentasse l’isolamento da parte dell’apparato di partito, che lo percepiva come un corpo estraneo. Apparato più vicino a Bonaccini, ex bersaniano. Ma le novità dalla procura potrebbero travolgere anche il segretario, ieri pomeriggio rinchiusosi nel silenzio dopo aver cancellato un impegno pubblico a Reggio Emilia. Neppure una sillaba, ma un gesto simbolico: il cambio della copertina della sua pagina Facebook , dove ha postato un link che rimandava al suo sito in allestimento, con scritta: “Il futuro cambia, cambiamo il futuro. Stefano Bonaccini Presidente”. Come a dire, io non mi sposto.

MA LA REALTÀ racconta del caos nel partito, con l’ennesimo candidato renziano Roberto Balzani che ha già presentato le firme per le primarie (il termine ultimo è domani). E di un’area Civati che ragiona se presentare un candidato nuovo di zecca. Soprattutto, prefigura una nuova mossa di Renzi, che per ripartire pensa di azzerare tutto, lanciando come candidato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Il salvatore della patria perfetto: ex sindaco di Reggio Emilia, gradito a tutte le aree. Che con il premier è in rotta da tempo. Potrebbe essere una via d’uscita per entrambi, rottamatore ed ex sindaco. Ma prima bisogna fare i conti con i bersaniani, che ora reclamano Manca, l’ex candidato unitario che Renzi non aveva saputo imporre. Una trattativa che si incrocerà con la complicata partita della segreteria unitaria. Mentre pare residuale l’ipotesi del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. A margine, la rabbia dell’ex assessore regionale Mezzetti (Sel): “La procura dica chi vuole come presidente”.

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