Il voto era simbolico e non aveva valore vincolante, ma l’Unione europea è sempre più divisa dopo che l’Europarlamento giovedì ha chiesto alla Commissione di accelerare l’inchiesta sul gigante del web Google, ipotizzando uno smembramento per mettere fine alla sua posizione dominante come motore di ricerca. Dentro l’esecutivo presieduto da Jean-Claude Juncker, alcuni commissari si stanno però attivando per bloccare le pressioni politiche che vengono non solo dall’Aula di Strasburgo, ma anche da diverse capitali. Francia e Germania hanno scritto alla Commissione per chiedere «un quadro regolamentare appropriato a livello europeo» per quelle che vengono definite le «piattaforme indispensabili» di Internet. Insomma, una legge ad hoc anti-Google, che limiterebbe i margini di manovra di altri colossi come Facebook, Microsoft e Apple. Parigi e Berlino vogliono un «trattamento trasparente e non discriminatorio» per le ricerche e più controlli sui dati personali degli utenti. «Questo quadro – recita la lettera svelata dal quotidiano francese Les Echos – dovrebbe applicarsi a tutte le imprese che offrono beni e servizi ai cittadini dell’UE, che abbiano sede in un paese europeo o altrove».
La posta in gioco è enorme dal punto di vista economico ed ha implicazione anche nelle trattative in corso tra UE e Stati Uniti sull’accordo di libero scambio transatlantico. Non è un caso se, sollecitati dalla Commissione, altri governi si stiano mobilitando discretamente a favore di Google. Non solo l’Irlanda, dove il gigante di Mountain View ha il suo quartier generale europeo: anche Italia e Regno Unito sembrano pronti a difendere Google. Le ragioni politiche sono state spiegate dall’Economist: «le mosse europee contro Google sono destinate a proteggere le imprese, non i consumatori». Dentro la Commissione il fronte pro-Google è maggioritario ed è guidato dal vicepresidente responsabile per il Mercato Unico Digitale, Andrus Ansip, che ha spiegato di «non essere pronto a dire che Google deve essere smembrato».
La responsabile della Concorrenza, Margrethe Vestager, che conduce l’indagine sul rischio di abuso posizione dominante, sembra favorevole a una soluzione negoziata, come il suo predecessore Joaquin Almunia.
Il voto dell’Europarlamento, che ha chiesto di scindere il motore di ricerca dalle altre attività, rafforza il fronte dei commissari anti-Google, capitanato dal tedesco Guenther Oettinger, che in passato si è vantato di essere riuscito a bloccare il compromesso tra Almunia e Google. Diventato responsabile dell’Economia Digitale, Oettinger ha auspicato lo smembramento del colosso e ora guarda con favore all’iniziativa franco-tedesca contro i giganti di internet. «Non lavoriamo contro gli Stati membri. Le attese di questi due paesi sono legittime», ha detto Oettinger. Dietro di lui si muovono grandi gruppi mediatici tedeschi del calibro di Axel Springer e Hubert Burda Media. Gli stessi, che secondo la stampa in Germania, avrebbero convinto Angela Merkel a sostenere la nomina di Juncker, in cambio della garanzia che su Google la Commissione adotterà la linea dura.