Yara Gambirasio, Bossetti ha pregato sulla tomba di Yara


Era una fresca mattina di settembre, proprio di un anno fa. Me lo ricordo come se fosse ieri. Sarà stato martedì 10 o mercoledì 11. Ero a casa dal lavoro perché mi ero fatto male a un piede, e mia moglie era con me. Mia moglie mi dice: ‘Dai, facciamoci un giro’. Ho risposto di sì anche se con il piede così combinato dovevo andare in giro con una scarpa e una ciabatta. Abbiamo deciso di andare alla Madonna delle Ghiaie, un santuario qui vicino, a Bonate, dove si racconta che una bambina abbia visto la Vergine Maria. Ma siccome qui siamo molto vicini anche a Brembate di Sopra, abbiamo deciso di fare una tappa al cimitero, per vedere la tomba di Yara. Non ci eravamo mai stati prima. Mia moglie voleva dire una preghiera, perché quella bambina ce l’abbiamo nel cuore: è come se fosse di famiglia. Quando è stata ritrovata morta siamo andati a darle un saluto alla camera ardente. Qualche volta abbiamo anche cercato il campo di Chignolo d’isola per mettere un fiore, ma non l’abbiamo mai trovato. Ci siamo sempre sentiti un po’ in colpa, per non essere mai stati sulla sua tomba. Così, quel giorno di settembre, abbiamo deciso di farle visita: abbiamo parcheggiato davanti al cimitero e siamo entrati”.

“STAVA IMMOBILE DAVANTI ALLA LAPIDE Così comincia il racconto di Gino Crepaldi, 58 anni, ex militare e ora autista di Ciserano, un paesino della pianura bergamasca. Gino e sua moglie Maria Grazia ci accolgono in una bella villetta bianca. Vogliono raccontarci di quella giornata di settembre, perché da quando Massimo Giuseppe Bossetti è stato arrestato, hanno un pensiero che li tormenta. Gino è un uomo tutto d’un pezzo, anche nel fisico. È sicuro di quello news_img1_63200_yara-bossettiche ha visto, e ce lo rivela senza troppi giri di parole. «Io dico le cose come stanno. Se non so, non parlo», ci dice. Poi torna con la mente a quel giorno. «Siamo entrati al cimitero di Brembate, sarà stata la una, la una e mezzo, non più tardi. Io e mia moglie ci siamo divisi per cercare la tomba della povera bambina. Non sapevamo dove fosse. Mia moglie è andata da una parte, io dall’altra. Ho fatto pochi metri e ho visto in lontananza una tomba grande. Davanti c’era un uomo, fermo, con le braccia lungo i fianchi, non muoveva un muscolo. Aveva un giubbotto leggero grigio o verde, i jeans, le scarpe di tela, chiare. Mi sono avvicinato perché ho pensato che lì potesse* esserci la tomba di Yara e infatti ho visto la grande fotografia della bambina, quella con quel bel sorriso e l’apparecchio ai denti che solo a guardarla ti si apre il cuore. Quel signore, di spalle, era sempre immobile. Ho fatto cenno con la mano a mia moglie di raggiungermi, ero al cimitero, non potevo certo urlare, e sono andato avanti. Il signore stava fermo, come assorto».

“MI HA FISSATO CON GLI OCCHI DI GHIACCIO” Continua Gino Crepaldi: «Ho pensato stesse pregando. Ho raggiunto la tomba e gli sono arrivato a mezzo metro, vicino, vicinissimo. Lui allora è trasalito. Forse stava pensando ad altro, forse si è spaventato sentendomi arrivare alle spalle, forse la mia faccia non gli è piaciuta, non lo so, però si è voltato di scatto, teso, sorpreso e mi ha guardato fisso negli occhi, con quei suoi occhi di ghiaccio». Gino prende sua moglie Maria Grazia e ci fa vedere com’erano messi. «Ecco, così. Uno di fronte all’altro. Mi ha infilzato con lo sguardo. Non me lo dimentico, quello sguardo, ce l’ho ancora davanti». Gino si passa la mano sulla faccia, come a scacciare quel brutto ricordo. «No, non ho provato una bella sensazione. Ci siamo guardati fissi per qualche secondo, infinito. Poi però ha fatto così, ha abbassato gli occhi e mi ha guardato i piedi. Ha visto che avevo una scarpa e una ciabatta e allora, solo in quel momento, si è come rilassato».

‘SPERO CHE STESSE CHIEDENDO PERDONO’ Ci dice ancora Gino Crepaldi: «Ho visto che si è sgonfiato come un pallone. Forse, dico oggi, aveva immaginato che fossi un carabiniere e si è spaventato di me. Poi quando ha capito che ero solo un visitatore, ha respirato. Non ha detto una parola, comunque. Né buongiorno né buonasera. Ha preso e se ne andato. È sparito tra i viali del cimitero, verso i bagni. Da quel momento non Tho visto più». Gino ci spiega che sa che quelli erano i bagni perché sua moglie poi ci è andata. «Ma quell’ uomo non labbiamo incontrato più. Chissà da che parte è uscito. Fatto sta che quando Massimo Bossetti è stato arrestato, a giugno, ho visto la sua foto su un giornale on line. Ci ho pensato un attimo e poi mi sono ricordato tutto. Ho battuto un pugno sul tavolo e ho detto: porca miseria! Ma è il signore che ho visto al cimitero! L’ho raccontato a mia moglie, agli amici e da allora ci penso spesso. L’idea che il probabile assassino di quel piccolo angelo fosse lì, davanti a lei, alla sua tomba, mi fa venire i brividi. Spero almeno che le stesse chiedendo perdono……

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