IL CELLULARE DI ELENA ERA INTESTATO A LUI Ma ce un altro particolare che mette a dura prova la posizione di Michele: quello dei telefoni cellulari. Il marito di Elena ha sempre dichiarato di non aver nemmeno provato a chiamare la moglie al telefono il giorno della scomparsa: «Avevo io il suo cellulare. Che senso avrebbe avuto? Sarebbe stato stupido chiamarla. Non mi sarebbe mai venuto in mente». Eppure sul numero di Elena Ceste erano arrivate diverse chiamate proprio dall’utenza intestata a Michele. Occore dire, però, che per dimostrare quanto aveva dichiarato, Buoninconti aveva chiesto alla sua compagnia telefonica un resoconto con tutte le chiamate effettuate quel giorno. In quell’elenco, tuttavia, compaiano soltanto le telefonate alle quali aveva ricevuto una risposta e non le chiamate a vuoto. Ancor più sorprendente è il fatto che, sulla base di quanto trapelato nel corso delle indagini, anche il numero telefonico che aveva in uso Elena risultava formalmente intestato al marito.
E quindi Michele Buoninconti, volendo, avrebbe potuto chiedere anche l’elenco delle telefonate fatte e ricevute dalla moglie. Lo ha chiesto davvero? Al momento non possiamo saperlo, ma è logico immaginare che un marito attento come lui non si sarebbe mai dimenticato di effettuare una verifica così importante. Che il marito sospettasse dei tradimenti della moglie, dunque, è ormai cosa certa. Michele, dopo tutto, aveva spesso accesso al cellulare di Elena. Lo aveva ammesso lui stesso a Giallo: «Ogni tanto usavo il telefono di mia moglie per fare delle chiamate. Poteva capitare. Tra di noi non c’erano segreti. Questo però non vuol dire che guardavo i suoi messaggi. Non mi sarei mai permesso. Né quelli su Facebook, né quelli sul suo telefonino». Non ci sono dubbi, però, che la mattina in cui Elena è scomparsa Michele ha avuto modo di leggere attentamente e senza alcuna difficoltà tutti i messaggi custoditi nella memoria del telefono usato dalla donna. Ed è altrettanto chiaro che anche diversi giorni prima della scomparsa ha avuto molte occasioni per sbirciare, anche involontariamente, tra quei messaggi segreti.
I carabinieri, infatti, hanno individuato alcune telefonate fatte con il cellulare di Elena, ma effettuate da Michele, partite negli stessi istanti in cui all’utenza di Elena il cosiddetto “uomo della Golf” aveva inviato alcuni messaggi dal contenuto ambiguo. Difficile, dunque, non pensare che avendo Fapparecchio in mano, il marito non ne abbia approfittato per leggere quei messaggi, gli fosse anche caduto Tocchio per caso. Dicevano: «Ti voglio tanto tanto bene». E ancora: «Perché non rispondi? Se mi hai cercato è perché ti senti sola». «Ci vediamo al solito posto». Michele aveva poi ammesso di essere a conoscenza di questi messaggi, ma non perché li aveva trovati per caso: «Il giorno prima della scomparsa, sono tornato a casa e ho trovato mia moglie seduta sulle scale, con la testa tra le ginocchia. Piangeva. Le ho domandato cosa avesse.
Ma lei non mi ha risposto: mi ha solo mostrato il telefonino dove cerano quei messaggi. Tra uno e labro mancavano le sue risposte: così le ho chiesto spiegazioni. “Sono gli altri che rispondono al posto mio”, mi aveva detto. Ma vedendo che non collaborava, alla fine ho lasciato perdere». Alla luce di quanto scoperto dagli inquirenti, il racconto del marito sembra però condurre a uno scenario del tutto diverso. Nel suo sfogo, infatti, Michele Buoninconti aveva fatto riferimento anche agli altri messaggi, quelli trovati sul profilo Facebook di Elena. Il destinatario era sempre “Fuorno della Golf”. Tra i due i contatti erano molto frequenti: anche il giorno prima della sua scomparsa risultano delle chiamate intorno allora di pranzo. Dopo il 24 gennaio, inoltre, è stato il marito a cercare quell’uomo.