Appena 32 ore di vacanza con un paio di amici, in gommone su uno scoglio vicino allùsola greca di Corfù. «Sono stato così bravo a complicarmi la vita, che lavoro anche quando tomo a casa», dice Al Bano, reduce da un mini-tour con Romina cui ha agganciato date da solista in Austria, Lettonia e in Italia. «Mi stupisco della quantità di concerti, serate in tv e alla radio che faccio in un anno. Spero duri, le tasse sono tante, devo lavorare, non posso fermarmi».
Perché “tiene famiglia” allargata?
«Non solo quella. Con me viaggiano otto musicisti, tre tecnici, organizzatori, manager. E a Cellino ho la mia azienda viti-vinicola, l’albergo, la Spa, il ristorante, la pizzeria: altre 50 famiglie che dipendono dal mio lavoro. Ho costruito tanto, ora devo essere bravo a consolidare, non ho più 20 anni».
Lei ha una piccola-media impresa. Pensa già a un erede? Uno dei suoi figli?
«I miei figli sono tutti più interessati allar-te che all azienda. Albano Jr. potrebbe, in futuro. Già da ora vedo in lui curiosità e interesse per quello che accade a Cellino, chiede, fa domande da adulto. Speriamo bene. Anche se cerco di spronarli a camminare con le loro gambe, voglio assicurare un futuro ai miei cinque figli. Io non la penso come Sting, che ha diseredato i suoi».
Come li sprona?
«Con l’esempio. Li porto con me quando vado in giro, mostro loro la fatica che ce prima che si accendano i riflettori. Cerco di insegnargli come proteggersi da quello che va storto».
Non è che lo svela anche a noi?
«Il segreto è essere sempre attivi, non fermarsi. Soprattutto programmare, riuscire a prevedere il cambiamento e attrezzarsi».
Suona benissimo. Ma in pratica?
«Le faccio un esempio. Negli Anni 70, pur avendo alle spalle grandi successi, rientravo in una categoria di “appestati” in cui erano finiti quelli passati da Sanremo, da Ganzo-riissima. Accadde anche a Morandi di subire questa specie di ostracismo. Lui studiò al Conservatorio, io me ne andai all’estero per cercare le gratificazioni e le possibilità che il mio Paese non mi dà. Come fanno molti ragazzi, oggi.
«Bisogna farlo, anche quando non si è costretti: ti allarga gli orizzonti, ti migliora e ti rinnova. Girare il mondo allora, poco più che ventenne, mi ha fatto gettare le basi per quello che sono diventato e che sono oggi. In Spagna ho trovato una seconda patria, nel Sudamerica il successo. E da decenni mi dedicate copertine, posso contare sull’amore del pubblico, dei fan, tutto senza un ufficio stampa, uno staff addetto alla comunicazione. E senza avere mai fatto parte di circoletti o club. Senza fermarmi mai, se non per un buon bicchiere di vino».
Per quello a un certo punto ha iniziato a produrselo da sé?
«Ho cominciato a produrre olio e vino perché a Cellino, nelle Tenute Carrisi, ho costruito il mondo che sognavo mentre viaggiavo all’estero. Ogni volta che tornavo mettevo un tassello. Oggi produco 450 mila bottiglie, sette diversi vini e sto studiando l’ottavo, un rosé pazzesco. E come me, i miei vini vanno all’estero, in Germania, Spagna, Austria, Russia, e vengono apprezzati».
Possibile che Punico consiglio anticrisi sia andarsene via?
«Il vero consiglio che do è diversificare. Io cantavo, ma nello stesso tempo costruivo una struttura turistica e produttiva che nonostante la crisi tiene. E così tengo anche io. Se avessi solo cantato, ora non andrebbe così bene: in Italia oggi si lavora e si guadagna molto meno, con la musica».
È vero che lei e Romina andrete a Sanremo invitati da Carlo Cmiti?
«Ho letto che gira questa voce. Se l’invito arrivasse davvero ringrazierei, ma declinerei. A Sanremo andrei solo se avessi un brano forte, ma a cantarlo da solo, non in coppia. Quanto a Romina, che io ricordi, lei Sanremo non lo sopporta».
Neanche se fosse una serata celebrativa? «Sarebbe una scontata strumentalizzazione della nostra reunion artistica. Le cose ora vanno bene, abbiamo seppellito, e molto in fondo, l’ascia di guerra, con enormi benefici per tutta la nostra famiglia. Il risultato cui tenevamo l’abbiamo raggiunto. Niente Sanremo».
Quindi continuerete a girare il mondo con il vostro concerto?
«Ne faremo altri, certo. Ma non tutti quelli che ci hanno proposto. Ho davanti un’altra stagione di Così lontani così vicini, con Paola Perego, un tour in Russia, a novembre, che si chiama Felicità e in cui oltre a me e Romina ci saranno Gianni Morandi, i Matia Bazar e Umberto Tozzi. E un film sulla mia vita».
Un film?
«Ho ricevuto tre proposte da altrettante case di produzioni italiane, e una da una russa. Sto vagliando. Ma entro ottobre-novembre 2015 cominceremo a girare».