Insomma, ringhia Montella, «saremo sempre competitivi, andiamo a Torino per vincere. Siamo più compatti rispetto al passato, ci manca solo il gol. Ma non possiamo snaturare i nostri principi di gioco, peggioreremmo solo le cose». E ora sotto col Toro: «Più debole senza Cerci e Immobile? Direi di sì anche se Ventura saprà sopperire. La sua squadra ha un’idea chiara di gioco e davanti ha sempre dei punti di riferimento come Amauri e Quagliarella. Sorpreso dal passaggio di Fabio dalla Juve al Toro? Fa parte di questo calcio».
TORINO. Il successo di mercoledì a Cagliari ha risollevato, e parecchio, il morale della truppa granata. E bisogna ripartire da quel match per cercare di capire come potrà essere il Toro che incrocerà i muscoli con la Fiorentina di Montella. Al Sant’Elia si è visto un Quagliarella là davanti supportato da El Kaddouri, più dietro, e dagli inserimenti, a turno, dei centrocampisti. Più o meno questa tattica offensiva dovrebbe essere riproposta anche contro i viola anche se la tentazione di affidarsi alle due punte, cioè Amauri o Larrondo con il Fabio nazionale è forte, soprattutto dopo la notizia del forfait di Cuadrado che lascia l’attacco di Montella ai minimi termini.
Il problema Fiorentina rimareggiata, dunque, ma tutt’altro che dimessa. E Ventura non ha nessuna intenzione di sottovalutarla. Tanto più che tra i viola c’è un giocatore assai temuto dai granata e cioè quel Borja Valero che sa giocare, e bene, ovunque. La sua posizione influirà sullo schieramento tattico del Torino ed è possibile che per lo spagnolo si studi una marcatura se non a uomo comunque asfissiante. In mezzo Vives e Gazzi pronti, tra l’altro, a “coprire” le incursioni in avanti di Sanchez MiScoutCondño. Bruno Peres dovrebbe partire da subito ma non è escluso che possa lasciare il posto, nel ruolo di esterno destro a Maksimovic, con Bovo reinserito dietro. Già, perché blindare le fasce significherebbe ridurre ulteriormente il potenziale offensivo dei viola.
FIORENTINA «Comunque sia saremo competitivi e pronti per battere il Torino» dice Montella facendo capire che le assenze pur pesanti non dovranno costituire un alibi. Ma è emergenza attacco mancando Rossi, Gomez, Joaquin, Marin (guarito dallo strappo subito nella finale di Europa League ma non ancora ritenuto in condizione) e, buon ultimo, Cuadrado, bloccato da una tendinopatia rotulea, una sofferenza che si trascina da un mese ma si è acuita ieri, per cui salterà anche la trasferta con la Dinamo Minsk ma ha già iniziato le cure per rientrare con l’Inter. Intanto oggi il tecnico viola medita di iniziare attaccando con Babacar sostenuto da Ilicic e Borja Valero («Sa che può far meglio ma non sono preoccupato per lui» ha detto il tecnico dello spagnolo), con l’altro baby Bernardeschi pronto a subentrare. Tra i 23 convocati partiti ieri in aereo e seguiti oggi da circa 500 tifosi c’è anche Vargas che ha smaltito in fretta l’affaticamento che lo ha costretto al forfait col Sassuolo. Pronto per una maglia Pizarro, rimasto in panchina mercoledì per fastidi alla caviglia: «David sta meglio e si è allenato con regolarità» conferma Montella che dovrebbe schierarlo con lo scalpitante ex Kurtic, in vantaggio su Aquilani reduce da 4 gare di fila, e Mati Fernandez, protagonista di un’ottima prova con l’Atalanta e escluso per l’Europa League. In difesa Richards e Basanta prenotano la ‘prima’ da titolari in A.
Nel romanzo di formazione dell’Urbano Cairo presidente calcistico manca ancora un passaggio, dopo aver scardinato bunker che parevano inespugnabili nel corso degli ultimi anni. Come Udine, per esempio. Oppure l’ultimo, Cagliari: era la bestia nera del patron granata, ma alla prima sull’isola senza il collega Cellino è subito andato a segno, abbattendo un altro muro. E adesso? C’è la Fiorentina: nuovo avversario, nuovo tabù da sfatare, almeno per le partite in casa nei match di campionato. E Cairo cerca la gioia contro rivali speciali, perché amici nell’universo imprenditoriale italiano. I rapporti tra il numero uno del Toro e la famiglia Della Valle sono storicamente molto buoni, rafforzati da una considerevole stima reciproca. Della Valle non perde occasione di lodare l’operato di Cairo: frasi spesso corrisposte dal presidente granata, il quale in più occasioni ha evidenziato i meriti e la bontà del lavoro della famiglia di origine marchigiane. Pur trattando argomenti decisamente differenti all’interno delle rispettive professioni, Cairo e Della Valle condividono a volte certe strategie: come successo in sede di Lega calcio oppure per quanto concerne Rcs, argomento imprenditoriale che hanno in comune. Riguardo al percorso calcistico, pur in annate diverse, sono accomunati dall’aver rilevato due club di grande tradizione e blasone, tuttavia arrivati fino al fallimento. La Fiorentina era addirittura sprofondata in serie C2, al confine tra il professionismo e i dilettanti: solo una lunga, faticosa, ma al tempo stesso esaltante risalita aveva riportato la società viola nel posto che merita di diritto all’interno del calcio italiano. La storia di Cairo è ben nota a chi mastica Toro. L’avvento nel club granata nell’estate del 2005, dopo il fallimento. Poi la ripartenza dalla serie B e la salita, non senza sofferenze, fino all’ultima stagione, quella del settimo posto e dell’Europa League. La Fiorentina è uno dei top club d’Italia, il Torino ha l’ambizione di tornare a esserlo. Ed è proprio l’ambizione un altro aspetto che accomuna Cairo e Della Valle: il calcio è una vetrina prestigiosa, la vita quotidiana è il lavoro nelle rispettive aziende in un percorso in ascesa.
Invertire la rotta
Il Torino non batte la Fiorentina in campionato nello stadio amico da 12 anni: l’ultimo mattatore fu Scarchilli, in panchina c’era Camolese e Cairo era ancora lontano dal diventare il presidente granata. Ma ora cerca il colpo, dopo un avvio di nuova stagione un po’ a singhiozzo: battere una big per rilanciare le quotazioni del Torino in serie A e per lanciare la volata verso il match di Europa League con il Copenaghen. E pazienza se bisogna superare Della Valle: la stima non muterebbe. Anzi.