Ultimatum armato: “Renzi ha trenta giorni poi scioperiamo”


di Valeria Pacelli e Tommaso Rodano La legge ci impedisce di scioperare? Non ci interessa: questo Stato è il primo a non rispettare le regole. Questo Stato è moroso”. Vincenzo Romeo, appuntato scelto dei Carabinieri e rappresentante del Cocer – sindacato unico dei militari – non contiene la frustrazione. Sono passate meno di 24 ore dall’annuncio del ministro Madia sul mancato sblocco contrattuale per il pubblico impiego nel 2015. Nessun aumento in busta paga.

A caldo la maggior parte dei sindacati di polizia, insieme a vigili del fuoco e militari, aveva firmato un documento aggressivo, che evocava per la prima volta lo sciopero generale delle forze dell’ordine. Il giorno dopo, nessun passo indietro. La rabbia è ancora viva: “Continuano a bloccare gli scatti di grado – dice Romeo – e continuano a negarci gli assegni di funzione. Ci tolgono diritti acquisiti e ci fanno andare avanti con 1300 euro al mese. Renzi ci deve pagare lo stipendio. Punto. Si è vantato degli 80 euro, ma alle famiglie di poliziotti e carabinieri ne toglie almeno 250 ogni mese”. Non basta la promessa del premier, che ha accettato di ricevere gli “uomini in divisa” (“non con questi toni, però”): “È costretto ad ascoltarci, ma non pensi di ripeterci le stesse parole di sempre”. Altrimenti, appunto, sciopero generale “entro fine settembre”.

donnesoldatoLA NORMA che vieta l’interruzione di servizio è nell’articolo 84 della legge numero 121 del 1981: “Al personale di polizia non è riconosciuto il diritto di sciopero” o altre azioni “che possano pregiudicare le esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”. L’appuntato non ne vuole sentire. Esonda: “Il 60 per cento dei carabinieri è indebitato. Una signora per strada mi ha detto: ‘Almeno voi avete uno stipendio’. Ai miei colleghi ho suggerito di prendere l’indi – rizzo di quella donna, perché quando una sera le verrà svaligiata casa, allora capirà cosa succede se noi lavoriamo in queste condizioni”. Lo sconforto e la collera sono unanimi. Non tutti gli agenti, né i loro rappresentanti sindacali, usano concetti così pesanti. Per Gianni Ciotti, ex Silp-Cgil (ora a capo della nuova associazione Sed, Sicurezza e diritti), parlare di sciopero è “pura demagogia”. “È illegale e dobbiamo essere i primi a rispettare le regole – spiega – Ai colleghi, semmai, consiglierei di rifiutare gli straordinari: nei fatti, questa misura avrebbe lo stesso effetto di uno sciopero”. Il Sap, sindacato autonomo di polizia, ha una linea simile: “Non possiamo interrompere il servizio – di – chiara il segretario provinciale di Roma, Fabio Conestà – ma possiamo mettere in campo altre iniziative”. Il Sap è in agitazione dal 27 agosto. I governi ci stanno togliendo il sangue e noi abbiamo risposto così – spiega Conestà –: abbiamo affittato un’autoemoteca e abbiamo donato il nostro sangue spontaneamente, insieme a tanti altri cittadini ”.

LA SOFFERENZA dei lavoratori in divisa è spiegata nei numeri: 6 euro lordi per un’ora di straordinario, 4 per un’ora di lavoro notturno, 12 per i giorni festivi. Il blocco dei contratti dal 2010 al 2014 ha prodotto una perdita salariale media di 4500 euro all’anno, più di 300 euro al mese. Il blocco del turn- over (fermo al 55 per cento) negli ultimi 10 anni ha diminuito il numero di agenti in servizio di oltre 30 mila unità (14 mila solo nella Polizia di Stato). Negli ultimi cinque anni, i tagli alle spese di polizia hanno prosciugato risorse superiori a 3 miliardi di euro. Gli effetti sono concreti: ben oltre il ritornello dei poliziotti “che non hanno nemmeno i soldi per mettere benzina”. Figuriamoci per pagare i meccanici in caso di guasti. “Un terzo delle auto in uso alle forze dell’ordine – spiega Massimo Montebove (Sap) – sono fuori uso perchè ferme da mesi dai meccanici che non vengono pagati. Poi ci sono 40 caserme sotto sfratto, i proiettili che mancano. Per le forze dell’ordine ogni anno si spendono circa 20 miliardi l’anno. Gli ultimi 4 governi hanno fatto tagli per circa 6 miliardi. Ma sono altri i modi per risparmiare”. E avere le auto sembra quasi un privilegio. Saro Indelicato, 33 anni di servizio in Sicilia, racconta la situazione “drammatica” dell’isola. Altro che benzina: “Qui mancano direttamente le macchine. Qualche giorno fa a Catania sono rimasti senza. Questa regione deve affrontare da sola il crimine organizzato e le ondate migratorie, con una carenza d’organico che produce effetti devastanti. Siamo pochi e troppo anziani: il blocco del turnover ha innalzato l’età media”. Luigi, maresciallo della mobile di Napoli, racconta un altro territorio sull’orlo del tracollo: “Ci compriamo da soli le divise che indossiamo, ci rattoppiamo i pantaloni, organizziamo i turni per fare le pulizie in caserma. Si finisce quasi per fare a botte per un turno di notte o una trasferta, anche se sono pagati una miseria”. Un agente romano racconta delle nuove camicie della polizia: “Ora le prendono in poliestere. In pratica, sono di plastica. Immagini cosa vuol dire indossarle d’estate, pensano di risparmiare così”.

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