Giustizia Guerra sul falso in bilancio


di Wanda Marra Inviata a Bologna Il decreto sulla giustizia civile non è ancora arrivato al Colle. Nel perfetto stile dell’esecutivo Renzi è passata una settimana dal Cdm del 29 agosto e il provvedimento è ancora in fase di gestazione. D’altra parte, il metodo ormai è chiaro: vengono approvati “salvo intese” e poi si continua a discutere e a limare. Sulla carta. In realtà, molte cose vengono cambiate completamente e se ne introducono altre che prima non c’erano. Se invece è per i disegni di legge sulla giustizia penale (falso in bilancio, intercettazioni, prescrizione) sono ancora oggetto di trattativa nella maggioranza di governo. E come saranno alla fine è tutta un’incognita. La materia più incandescente resta il falso in bilancio. Durante il Consiglio dei ministri del 29 Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, aveva cercato di farlo derubricare. Non ci è riuscita, anche per l’opposizione di Andrea Orlando, ministro della Giustizia. Ma su come farlo, il braccio di ferro è ancora in corso.

QUELLO che chiedono dal Mise è di quantificare le soglie della punibilità, di prevedere un trattamento diverso per le società quotate in borsa e per quelle più piccole. Ma è chiaro che il progetto è sempre quello di annacquare il più possibile il provvedimento: è dall’inizio che Forza Italia baratta alcune garanzie sul falso in bilancio con l’appoggio alle riforme. E non a caso Berlusconi in questi giorni ha di nuovo fatto presente a Renzi la sua disponibilità a discutere sull’Italicum. Il nodo non è risolto: a gestire le mediazioni “ufficiali” è il ministro della Giustizia. Ma oltre al tavolo ufficiale di trattativa, tutto corre sull’asse di ferro Verdini- Renzi. Il Guardasigilli è in una posizione scomoda: nel senso Schermata-2014-02-21-a-19.31.28che alla fine il presidente del Consiglio potrebbe spingerlo a dover presentare testi diversi da quelli preparati da lui. Non è detto che la reazione a quel punto sarebbe delle migliori. Ma è tutto di là da venire. Per adesso, la partita è apertissima e la riforma di conseguenza lontanissima. Da via Arenula assicurano però che il decreto sulla giustizia civile arriverà al Quirinale lunedì. In questi giorni è stato il Dagl (Dipartimento affari giuridici e legislativi), guidato dalla fedelissima di Renzi, Antonella Manzione, a scriverlo, rimodulando alcune questioni.

Ed è pronta una sorpresa: nel testo finale sono state introdotte le ferie dei magistrati. Che da 45 giorni passano a 28. In origine non c’erano: Orlando si era opposto, dicendo che si era confrontato con l’Anm su tutti i punti, ma non su questo. Dunque, farà un passaggio con i magistrati: loro potrebbero cercare di ottenere una mediazione, rispetto alle intenzioni di partenza del governo. A proposito di work in progress. Cambia anche la questione dell’arbitrato (per tagliare l’arretrato dei processi civili si dovrà far ricorso agli arbitri), su cui sono state sollevate una serie di perplessità. Tra le obiezioni poste con più forza: come convincere a pagare un arbitro con il rischio che questi decida di dare torto (e dunque a pagare) a chi magari sta pagando lui? E poi, in genere, chi deve pagare tende sempre a far slittare i tempi, non ad accelerarli. Nel decreto, l’arbitrato (per ora) è rimasto, se non per questioni che riguardano la Pa. Esiste un’altra questione tecnica da verificare: la sospensione feriale, ora fino al 15 settembre, e nel decreto prevista fino al 31 agosto. Se andasse in vigore prima del 15, sarebbe difficile la transizione essendo ora in un periodo di sospensione feriale. Con il rischio di veder scadere i termini di molti procedimenti. Ma è evidente che il testo prima di potersi considerare definitivo deve passare al vaglio del Quirinale e dei tecnici del Mef che ne devono verificare le coperture. Finora passaggi tutt’altro che indolori e formali. C’È POI un’altra questione nell’aria: martedì sera si riuniscono i gruppi del Pd di Camera e Senato. Si tratta di decidere da dove inizieranno i loro iter i ddl sul penale. Alla Camera la Commissione Giustizia è guidata da Donatella Ferranti (Pd), in Senato da Nitto Palma (Forza Italia). È evidente che il luogo di partenza non è indifferente.

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