Il contesto di mercato rimane difficile. Ma Intesa Sanpaolo riesce comunque a spingere sull’acceleratore della redditività nei primi nove mesi dell’anno. I numeri sono dunque «in linea con gli obiettivi del piano industriale», per l’amministratore delegato Carlo Messina. Un piano che prevede «10 miliardi di dividendi entro il 2017» e 1 miliardo nel 2014. Visto dagli analisti i numeri dell’utile sono ben oltre le attese. E non a caso Piazza Affari ha premiato il titolo con un rialzo del 2% prima della frenata finale (-0,18% a 2,24 euro).
Nel dettaglio, in un periodo in cui l’istituto «ha erogato 25 miliardi all’economia» l’utile netto nei primi 9 mesi dell’anno è fotografato a quota 1,64 miliardi. Ma a rovinare la festa è arrivato l’aumento retroattivo della tassazione, dal 12% al 26%, della plusvalenza registrata nel 2013 sulla quota in Banca d’Italia, costato oltre 400 milioni. Così l’utile contabile si riduce a 1,2 miliardi nei 9 mesi (+88% rispetto ai 9 mesi del 2013). Soltanto nel terzo trimestre il risultato registrato è di 483 milioni rispetto ai 217 milioni di un anno prima e il consensus era di 335 milioni).
Anche l’utile ante imposte è risultato in forte crescita del 65,5% a 3,06 miliardi sempre nei 9 mesi, positivo per tutte le business unit, con un apporto sostanzioso di 891 milioni da Retail Italia (+138% rispetto ai nove mesi 2013), di 493 milioni da Private Banking (+20%), di 422 milioni da Asset Management (+35%), di 640 milioni da Insurance (+17%), di 1,508 miliardi da Corporate e Investment Banking (-12%) e di 375 milioni da Banche Estere (+60%). A colpire gli analisti è l’incremento delle commissioni (4.960 nei nove mesi), le più elevate dal 2007, in rialzo del 9,9% rispetto allo stesso periodo 2013, la migliore performance registrata in Europa.
In tutto i proventi operativi del gruppo sono aumentati del 3,7% (12,771 miliardi). Quanto al capitolo dei crediti deteriorati, nei nove mesi è cresciuto in casa Intesa Sanpaolo a quota 32,61 miliardi (+5,3% rispetto a fine anno). Ma a provare il miglioramento nel trend del credito, secondo il gruppo, sono i flussi di nuovi crediti deteriorati provenienti da crediti in bonis che hanno registrato il valore più basso rispetto all’esercizio 2011.
OSSIGENO SUL FRONTE CREDITI
In calo anche gli accantonamenti, scesi a quota 3,50 miliardi, il 12,7% in meno rispetto ai 4,01 miliardi dei nove mesi del 2013, incluse le rettifiche richieste dall’asset quality review della Bce. Cosa ne farà Intesa Sanpaolo dei 12,7 miliardi di capitale in eccesso emersi dagli esami della Bce? La banca non ha interesse a fare acquisizioni in Italia, ha precisato di nuovo Messina. In ogni caso, «un’eventuale decisione sull’utilizzo di questa cassa verrà presa entro l’esercizio 2016». L’unico neo dei conti, stando a quanto sottolineato dagli analisti, è una flessione, fisiologica, dei ricavi del terzo trimestre (a 4.206 milioni) in calo del 5,6% rispetto al secondo trimestre 2014