Non ricordo, non ricordo, ma non sono stato io”. Non dice molto altro Emanuele Casula, il meccanico diciottenne di Grosotto sospettato di essere il responsabile di due strani furti (un auto e dei medicinali) e, soprattutto, di sapere qualcosa di più sulla morte dellami- ca Veronica Balsamo, cameriera di 23 anni, avvenuta in circostanze ancora misteriose la sera del 30 agosto scorso, a pochi chilometri da casa nei pressi del santuario di Roncale a Grosotto in provincia di Sondrio. Quella sera, dopo aver lasciato il luògo dove si era appartato con la ragazza e nel quale la poveretta è morta cadendo in un dirupo, il giovane aveva subito un incidente mentre era alla guida del suv che la mamma di Veronica aveva prestato alla figlia. Nonostante l’accaduto il ragazzo non ha lanciato l’allarme né per se stesso né per la ragazza. Dopo essere stato soccorso da alcuni amici ed essere stato portato in ospedale, a Sondalo, in provincia di Sondrio, in stato di shock, Emanuele non si è più ripreso. Ai carabinieri ha continuato a ripetere di non ricordare nulla e di rammentare, solo vagamente, che era stato con Veronica ma di non sapere perché lei non fosse più con lui. Di certo il mattino dopo, quando ormai si cercava la ragazza ovunque, anche lui ha appreso “con dolore” (a quanto dice chi gli è vicino) della notizia del ritrovamento del cadavere di Veronica: la ragazza aveva fatto un volo di 4 metri proprio a pochi passi dal luogo dove la sera prima si trovavano insieme.
EMANUELE CONTINUA A NON RICORDARE NULLA Emanuele Casula è uscito dall’ospedale dopo quasi una settimana ma, purtroppo, le cose non sono cambiate e il ragazzo continua a non ricordare nulla di quanto accaduto quella sera. Rimane indagato ma in libertà (la Procura ha richiesto gli arresti domiciliari) per l’omicidio della ragazza e per i due furti. I carabinieri e la Procura di Sondrio credono che, quella sera, Emanuele possa non essere stato lì da solo e che qualcosa di più grande dei due ragazzi li abbia travolti. Ne è convinto anche il professor Claudio Marcas- soli, psichiatra forense, che ha preso in cura Emanuele Casula come consulente della famiglia. In attesa del risultato degli esami tossicologici sia sul suo corpo, sia sul cadavere di Veronica, ora all’Istituto di medicina legale di Milano, è la mente del ragazzo a interessare gli inquirenti. Sembrerebbe certo che Emanuele facesse uso di droghe, tipo cannabis, e che probabilmente si fosse appartato in quel luogo con Veronica per consumarle con lei. Le domande però che si pongono in tutto il paese e che probabilmente tormentrano anche la famiglia di Veronica, papà Giancarlo e mamma Sonia, chiusa nell’immenso dolore della perdita e in attesa di poter celebrare il funerale della figlia, sono le stesse: «Perché sono andati in quel posto? Erano da soli oppure c’era qualcun altro con loro? Com’è possibile che Emanuele non ricordi davvero nulla di quella sera?». Secondo il professor Claudio Marcassoli che ha incontrato Emanuele già tre volte, il ragazzo è ancora molto chiuso e molto scosso: «E possibile che sia vittima di una patologia chiamata amnesia psicogena dissociativa, che si verifica nel caso di un forte trauma e che può durare anche alcuni mesi. Emanuele ha bisogno di riconquistare la fiducia di qualcuno ed è su questo che stiamo lavorando. Il ragazzo ha paura, ha tanta paura». Emanuele e Veronica si conoscevano e uscivano daqualche mese, lei era appena uscita dal trauma e dal dolore provocato dalla perdita, lo scorso anno, del suo fidanzato Alex, vittima di un incidente stradale in Svizzera, ed Emanuele aveva intenzione di approfondire la conoscenza con lei, ma la sera del 30 agosto non erano ancora una coppia consolidata. Cosa può essere accaduto? Ci viene in aiuto una giovane amica di Veronica che a Giallo racconta: «Quel sabato Emanuele ha combinato un po’ di guai: ha rubato la Panda del ferramenta e poi le medicine e con queste ha fatto un cocktail…».
ERANO SOLI 0 CON LORO C’ERA QUALCUNO? Sarà vero? Al Bar Bric dove si ritrovano tutti i ragazzi del paese, Emanuele è conosciuto come un ragazzo tranquillo, che non beve e che il sabato, come si usa dire tra giovani, “si sballa” un po’. L’unica cosa certa è che quella sera, dopo l’incidente, il ragazzo è stato portato a casa dagli amici e solo il giorno dopo quando si è presentato in ospedale ha saputo cos’era successo a Veronica. Continua il professor Claudio Marcassoli: «Tutto questo è possibile. Sulla base del sopralluogo che ho fatto a Grosotto sul luogo della tragedia, posso affermare che oltre a Emanuele e a Veronica, quella sera, potesse esserci qualcun altro. È come se sentissi che sotto ci sia qualcosa di più rispetto a quanto emerso finora». Una speranza per capire qualcosa di più, oltre che dagli esami scientifici e dalle testimonianze che comunque sembrano non aver portato a molto, può arrivare da Gianmario Lucchini, il chierichetto di 36 anni, ora in coma farmacologico, ferito al cranio con un cacciavite proprio quella sera e proprio in una baita a pochi passi dal luogo dove è stato rinvenuto il corpo senza vita di Veronica. Un fatto molto strano perché nella baita non c’era nulla di valore da rubare e che, come rivelato in esclusiva da Giallo, la settimana scorsa, può essere collegato ai riti satanici che si svolgerebbero nei boschi attorno al paese e che potrebbero aver coinvolto non solo i due ragazzi ma anche lo stesso Gianmario Lucchini, che forse ha visto o sentito qualcosa che non doveva e per questo motivo è stato aggredito con un cacciavite con l’intenzione di farlo tacere per sempre.