Il killer delle missionarie: “Erano usurpatrici straniere”


di Stefano Citati Sì, le ho stuprate e poi uccise”, avrebbe confessato Claude Butoyi, il 33enne che la polizia di Bujumbura ha arrestato lunedì notte come responsabile della morte delle tre suore italiane in Burundi. Il giovane aveva con sé le chiavi del convento di Kamenge, quartiere della capitale dove le anziane missionarie sono state trucidate domenica tra il pomeriggio e la sera, nella parrocchia cattolica Guido Maria Conforti. Le forze di sicurezza burundesi sono risalite a lui attraverso un uomo che si è presentato con un cellulare di una delle vittime, spiegando che gli era stato venduto da un uomo poi identificato come Butoyi. Secondo il portavoce della polizia, il colonnello Helménegilde Harimenshi, l’accusato avrebbe confessato con aria disinvolta e voce stentorea di aver ucciso suor Lucia, suor Olga e suor Bernardetta, spiegando che erano “straniere che occupavano la sua proprietà”.

DUBBI RESTANO sulla pronta soluzione della vicenda, poiché non è ancora chiaro come abbia fatto l’uomo a introdursi nel convento, uscire dopo aver violentato e sgozzato due missionarie, rientrare e uccidere la terza religiosa e poi andarsene indisturbato da una zona dove la presenza della polizia era costante. E di che proprietà parla, visto che il 33enne avrebbe passato gli ultimi anni nel vicino Congo. Proprio nella Repubblica democratica del Congo saranno seppellite le missionarie, che in passato per diverso tempo hanno vissuto anche nell’ex Zaire. Sarà la città di Bukavu, sul lago Kivu al confine con il Ruanda, e non lontano dal Burundi, a conservare le salme delle suore saveriane. Saranno inumate “nel cimitero di Panzi, vicino ad altri missionari che sono morti o sono stati uccisi in questa regione africana. Tra questi, anche una loro consorella saveriana”, spiega l’agenzia missionaria Misna, dopo un viaggio da Bujumbura chi-erano-tre-suore-missionarie-uccise-burundi-olga-raschietti-lucia-pulici-bernadetta-boggianche toccherà Luvungi, ex missione in terra congolese delle 3 consorelle dove si terrà una lunga veglia funebre.

Nel giorno del lutto per la congregazione missionaria e nelle cittadine di origine di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian non si fa cenno alla possibilità di sostituire le anziane religiose che avevano comunque scelto di rimanere in Africa dove erano arrivate poco più che ventenni, anche se ritirate in parte del servizio attivo. L’età media delle poche migliaia di missionari religiosi ancora sparsi per il mondo sale sempre più verso i 70 anni e non c’è ricambio generazionale. Pur essendo visti come figure di riferimento, “eroi civili” anche dai giovani, le vocazioni sono sempre più rare. Ma la spinta missionaria non si esaurisce, e il posto dei religiosi viene preso dai laici, il cui numero è costate, mentre l’età media si aggira attorno ai 40 anni. Molto spesso i nuovi missionari – che decidono di partire per un numero limitato di tempo, anche se poi alcuni restano per molti anni – si portano dietro le famiglie, mogli e figli, trasferendo la loro intera esistenza negli ospedali delle missioni. I luoghi di origine dei nuovi missionari sono del tutto simili a quelli dei predecessori religiosi. Le aree geografiche del Nord Est, a iniziare dal Veneto, si confermano terre di emigrazione missionaria, in un impasto sociale e religioso che fonde lo spirito pionieristico e contadino, la morale cattolica, e la spinta a cercare nuove possibilità. Gli “antichi” missionari sono facilmente assimilabili nello spirito e nelle abilità ai vecchi fattori agricoli, capaci di gestire una missione come un’azienda agricola e le relazioni con gli abitanti della parrocchia, spesso composta da villaggi sparsi. Capaci di mediare tra opposte fazioni, milizie e bande armate, come capitava negli “anni d’oro” dei missionari (gli anni 90) e come capita tutt’ora in tante parti dell’Africa e del Sud del mondo.

Condividi