Quando si sono esibiti sul palco di Mosca, per la prima volta Oh» i insieme dopo diciannove anni, molti hanno sperato in un ritorno di fiamma tra Al Bano e Romina. I due ex coniugi, però, non-han- no voluto illudere i fan e così hanno subito smentito le voci che parlavano di un loro riavvicinamento sentimentale. Qualcosa, però, c’è stato. E, a sentire il cantante di Cellino San Marco, va ben oltre il rapporto artistico. Nuovo incontra Carrisi tra una datà e l’altra del suo ormai infinito tour con la Power. L’occasione è la campagna solidale promossa da Aispo (Associazione italiana per la solidarietà tra i popoli), che parte il 16 novembre e dura fino al 30 e di cui il musicista pugliese – da sempre impegnato nel sociale – è testimonial. Scopo: raccogliere fondi per un ospedale infantile nel Sudan del Sud. Al Bano, all’inizio le male- lingue parlavano della tua reunion con Romina per motivi di cachet. In realtà, sul palco la vostra intesa c’è e si vede. Che effetto ti ha fatto, a tanti anni dalla vostra separazione e dopo le polemiche e i veleni, condividere di nuovo la scena con lei? «Io non ho mai bluffato e non imparerò certo a farlo ora. Non c’è stato alcun calcolo finanziario.
Grazie a Dio ho un bel cachet da solista e lavoro moltissimo anche all’estero, dove sono amato. C’è stata una grande richiesta da parte del pubblico: erano 19 anni che non cantavamo più insieme ed è successo. E ben venga!». Insomma, la vostra coppia fa ancora sognare? «Sì, perché la nostra coppia è sempre stata straordinariamente vera quando c’è stato l’amore e lo è altrettanto da quando la passione è finita». Anche se la tua partecipazione, insieme a Romina, al Festival di Sanremo è stata smentita, ci sono voci dall’entourage di Conti che parlano di trattative aperte. A quali condizioni andresti? «Il Festival mi piace, solo che al momento non ho la canzone con cui presentarmi. In questo periodo, poi, sono molto preso con i miei concerti in Romania, in Russia e in Canada e con gli impegni in Tv per il programma in otto puntate, Così lontani così vicini. Ho molta fiducia in Carlo Conti: Sanremo andrebbe rimesso a nuovo perché, negli anni passati, lo hanno snaturato. Il Festival deve essere una competizione come avviene in trasmissioni tipo Tale e quale show, Amici e XFactor. Quindi viva Sanremo come Festival della gara delle sette note!».
Loredana, tua compagna e madre dei tuoi due figli più piccoli, da qualche mese vive a Lecce e non più a Cellino.Tempo fa si era parlato delle vostre nozze, poi che cosa è successo? La reunion con Romina c’entra qualcosa con i progetti accantonati? «Io sto benissimo con Romina, con Loredana e con tutta la mia famiglia. Finalmente nella mia casa si respira aria di serenità. Romina ha seppellito Fascia di guerra e Loredana non l’ha mai presa in mano, per la verità. Tutto sta nella comprensione e nel rispetto». Hai vissuto la gioia di diventare padre prima con Romina, da cui hai avuto quattro figli, e poi con Loredana, da cui ne hai avuti due. Sono donne molto diverse tra loro. Che tipo di mamme sono? «Io credo di essere un buon papà, perché sono stato tirato su da genitori esemplari come mia madre e mio padre. Romina e Loredana sono donne differenti e hanno una propria impostazione nell’educazione dei figli: una è americana, l’altra è italiana. Ma tutte e due sono eccezionali». Sei testimonial della campagna Aispo che aiuta i bambini del Sudan del Sud, che nascono e cercano di sopravvivere in condizioni estreme. Tu che sei papà, andrai di persona a portare un po’ di affetto a questi bimbi? «Certo, perché vivo questo impegno intensamente come è giusto che sia, mettendo a disposizione tutte le risorse possibili per cominciare a smuovere qualcosa.
Ho la speranza che le cose cambino in quella parte della Terra dove la vita degli esseri umani non ha grande valore. Meno male che esistono associazioni come questa e come altre che io sostengo e che si danno da fare per regalare ancora qualche sogno». Da sempre sei impegnato nel sociale: coinvolgi anche i tuoi figli nelle tue iniziative? «Sì. Quando ho preso parte alla trasmissione Mission abbiamo girato in Giordania e abbiamo parlato dei rifugiati della Siria. In Tv ci fanno vedere tante immagini e talvolta, per come sono dure e crude, le scambiamo per un brutto film. Poi, quando vai personalmen- – te in quei luoghi e tocchi con mano la disperazione, la sofferenza e la tristezza che traspare dagli sguardi delle persone, ti senti impotente. I miei figli hanno desiderato che andassi e io ho voluto portarli a vivere con me non un’esperienza qualsiasi, ma quella verità che è incredibile. Pensare che siamo negli anni Duemila e la Terra è veramente divisa in due! È tutto così orrendo…». Saresti disposto ad allargare la famiglia, adottando un bambino in difficoltà? «Ho adottato molti bambini a distanza e continuerò a farlo. Sono stato povero e capisco le condizioni di chi non può permettersi nulla; se posso dare una mano a chi ne ha veramente bisogno, lo faccio volentieri.
Per le cause benefiche sono sempre in prima linea». Negli anni ’70 sei andato all’estero per cercare opportunità. Consiglieresti anche ai tuoi figli e in generale ai giovani di andarsene? «Dare consigli è la cosa più sbagliata. Ogni persona sa ciò che deve fare, quando e come farlo. Le esigenze sono diverse e anche l’estrazione sociale è differente. C’è chi coltiva grandi sogni e chi si accontenterebbe di poco». Qualche consiglio, però, lo darai ai tuoi ragazzi… «Il consiglio che do ai miei figli e ai giovani è di seguire l’istinto, soprattutto per le cose positive. A me è andata bene perché volevo che andasse così. Trappole e ostacoli ne ho incontrati tanti lungo il percorso, ma io conoscevo bene la strada che volevo prendere e ce l’ho fatta. Naturalmente dico ai ragazzi di seguire sempre, come ho fatto io, le indicazioni dei genitori. Mamma e papà erano dispiaciuti quando me ne sono andato via dal paesello, ma sentivo che dovevo confrontarmi con nuove realtà e andare oltre i confini geografici della mia regione».