Anticipazioni Squadra Antimafia 6 seconda puntata lunedi 15 settembre 2014


E uno dei personaggi storici di Squadra Antimafia. Il suo ruolo, l’ispettore Sandro Pietrangeli, è tra i più amati dal pubblico. Giordano De Plano, che si divide con successo tra televisione, cinema e teatro, svela a qualche interessante curiosità sul suo ruolo. «Si adeguerà alla vita carceraria» Giordano, che cosa accadrà al tuo personaggio? «Nel corso degli anni, Pietrangeli è molto cambiato. Ha fatto la sua comparsa nella serie cinque anni fa, come semplice poliziotto. E da allora ha fatto tante esperienze. Purtroppo, non posso anticipare quasi nulla, ma succederanno molte cose con sviluppi interessanti e impensabili. Diciamo che con la sesta stagione torniamo un po’ alle origini. Al mio personaggio sarà affidata una missione delicatissima: infiltrarsi in un clan criminale, per poi farsi arrestare e carpire informazioni a un boss mafioso, Don Carmine Spinone (Adriano Chiaramida, ndr), che è in carcere. Nessuno sa di questo piano, se non il vice questore Domenico Calcaterra (Marco Bocci) e Lara Colombo (Ana Caterina Morariu). Il suo atteggiamento spiazzerà tutti, fino a quando non si scoprirà il piano.

Pietrangeli deve adeguarsi alla vita carceraria, agire come un criminale, farsi accettare dal capo, solo così verrà a conoscenza di tanti segreti. Dalla quinta puntata in poi, l’ispettore si riunirà al resto del gruppo per terminare la missione». La serialità non stanca? «Assolutamente no, anzi è stimolante. Hai la possibilità di crescere insieme al tuo personaggio. Pietra – questo il suo soprannome – ha un carattere molto forte, alla Clint East- wood. E istintivo, passionale, animato dal sacro fuoco della giustizia. Per me è una sfida continua. Per esempio, in questa serie ho avuto la possibilità di vestire i panni di un boss, di agire al di là del lecito e di confrontarmi con i demoni dell’ilIegalità. Sono stato così credibile, che il capo mafioso mi sceglie come suo successore e mi tratta come se fossi il figlio. È stata una prova d’attore molto difficile. Pietrangeli è un personaggio che mi incuriosisce, è complesso, pieno di difetti e imprevedibile. Ho trasformato in lavoro il mio gioco preferito, la recitazione, ma ci tengo a sottolineare che quella dell’attore è una professione seria e impegnativa».

Che atmosfera si respirava sul set? «Molto bella e di grande armonia. Il segreto del successo di una produzione dipende anche dalla sintonia che si crea con tutti, dagli attori ai produttori, dagli sceneggiatori ai registi, dai tecnici agli addetti ai lavori. Da sei anni trascorriamo sei-sette mesi sul set tutti insieme. È fondamentale stabilire dei rapporti sereni, basati sulla stima reciproca e sulla trasparenza, altrimenti il lavoro non sarebbe un piacere e una gioia, ma un taglioAlta_001369tormento». Con chi hai legato di più? «Con tutti. Per mia scelta di vita cerco di andare d’accordo con i col leghi che ogni volta trovo sul set, è importante creare un ambiente sereno e tranquillo. Marco Bocci è una bravissima persona, solare, al legra e professionale, con lui si è instaurato un bel rapporto d’amicizia, sincero e profondo. Quest’anno, nella fiction, io e Calcaterra saremo messi alla prova e ci troveremo a fare delle scelte coraggiose, che ci coinvolgeranno molto.

Ho stretto un’amicizia sincera anche con altri attori, Francesco Mandelli e Alice Palazzi, Giulia Michelini, un’attrice brava e talentuosa, e Dino Ab- brescia». «Mi rivedo nei suoi silenzi» Hai dei punti in comune con Pietrangeli? «Quando si interpreta un ruolo per tanti anni, qualcosa ti resta dentro per forza. La linea che divide la persona dal personaggio è veramente sottile, il livello di contaminazione è alto. Di Pietrangeli non posso che pensare bene: fa un lavoro pericoloso e rischioso, ma non demorde. E animato da una forte passione e crede fermamente nei suoi ideali. A volte agisce d’istinto. Anche a me piace spiazzare la gente, facendo qualcosa di inaspettato. Mi rivedo spesso nel suo temperamento, nei suoi silenzi. Ha un cuore grande, ma un’anima inquieta. Lo avvertivo più nei primi anni,” poiché mi coinvolgeva maggiormente. All’epoca venivo dal teatro, avevo fatto delle esperienze televisive e cinematografiche, ma mai una fiction con un impegno costante, giornaliero.

Dopo un po’ di tempo ti abitui e sviluppi un approccio più sano e tranquillo con il personaggio, che interpreto per sette mesi l’anno. Adesso, Sandro vive di vita propria. Ogni anno si svela un aspetto non conosciuto di Pietrangeli: diciamo che è ancora tutto da scoprire». Nella quinta stagione, il tuo personaggio ha avuto un gravissimo incidente, come sta ora? «Bene, si è ristabilito. Dopo il trauma subito alla schiena rischiava di non camminare più. Si è operato in Svezia, ha fatto riabilitazione per tre mesi in una clinica specializzata, ha recuperato la sua forma fisica ed è stato richiamato da Domenico Calcaterra a Catania e catapultato in una missione molto difficile». E la sua vita privata? «Anche quella è molto tormentata. Non è facile per un poliziotto trovare un equilibrio nella sfera familiare e sentimentale. La sua compagna aspetta un bambino che perderà, e non riuscirà a formare una famiglia, almeno per il momento.

Il lavoro all’antimafia ti impegna 24 ore su 24, spesso a discapito degli affetti. La mia vita è meno tormentata della sua, invece, ma preferisco non parlare di me. La vita privata è mia e vorrei che rimanesse tale, non amo la mondanità né mettere sotto i riflettori i miei sentimenti. Come attore sono aperto e disponibile, come persona sono molto riservato». «A volte, sembro antipatico» Almeno sei felice di avere tantissime fan? «Sì, anche se a volte il mio ; contatto con loro è conflittuale. Spesso c’è una morbosità che mi imbarazza e allora posso sembrare antipatico e scostante. In verità, voglio molto : bene a tutte loro. Mi stupisco ancora quando le ragazze mi fermano per strada e mi chiedono autografi o foto. E pensare che fino a qualche anno fa facevo il cameriere a San Lorenzo. La gente ci segue e ci ama, perché accontentiamo un po’ tutti, visto che nella fiction convergono generi diversi, dal western al fumetto, dal popolare all’azione, al melodramma, alla commedia».

Prossimi progetti? «Ho iniziato da qualche giorno le riprese della settima stagione di Squadra Antimafia, ma non posso anticipare nulla, neanche sotto tortura. Ho finito il nuovo film di Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli dal titolo La solita commedia Inferno, uscirà il prossimo febbraio e racconta in chiave moderna e surreale la catalogazione che Dante fa dei nuovi peccati e peccatori. Mi sono divertito a fare quattro-cinque personaggi diversi. Approfitto delle pagine di Vero TV per lanciare un appello a qualche produttore coraggioso: mi piacerebbe portare in scena, insieme al mio collega Francesco Montanari, Rosencrantz e Guildenstem sono morti, un testo di Tom Stoppard. 11 teatro è il mio primo e grande amore, mi sono preso una pausa, ma tornerò presto a calcare i palcoscenici italiani».

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