L’oleandro è una pianta che spesso troviamo nei nostri giardini; il più delle volte non lo notiamo neppure, proprio a causa della sua quasi onnipresenza nei giardini delle nostre case. In realtà l’oleandro è una pianta molto affascinante, che necessita di cure e potatura specifiche per essere sempre al meglio della propria forma. La potatura è un’operazione delicata, che non va improvvisata senza averne le dovute conoscenze, se non si vuole danneggiare la pianta. Una errata potatura può compromettere irrimediabilmente il futuro sviluppo o la vita della specie trattata. La potatura, nel caso di oleandro, può essere fatta su qualsiasi tipologia, tenendo però presente le necessità e le caratteristiche di ogni singola specie.
Il nome latino Nerium oleander venne dato a questa pianta da Linneo, prendendo spunto dal greco dove “neros” sta per acqua e volendo probabilmente sottolineare la sua tendenza a crescere lungo i corsi di acqua. In natura esiste una sola specie di oleandro; ciò nonostante alcuni botanici affermano ci sia un’altra specie, il Nerium Odorium; mentre nei vivai sono stati selezionati una vasta quantità di varietà diverse di oleandro, alcune anche a fiore doppio. In questo articolo, comunque, ci occuperemo della potatura dell’oleandro, analizzandone vari aspetti tesi ad arricchire la sezione di Vivicool sul giardinaggio.
Potatura Oleandro: le caratteristiche della pianta
L’oleandro è originario del mediterraneo, quindi abituato ad un clima mite e soleggiato durante tutto l’anno. Si presenta come un arbusto denso, con una bella e folta chioma verde scuro che regala fiori quasi tutto l’anno: fiori semplici, doppi, stradoppi. L’oleandro è un arbusto sempreverde che ramifica dalla base e può raggiungere anche i 5 metri di altezza. Le foglie coriacee, lineari e disposte in verticilli di tre, con una nervatura centrale molto pronunciata. Nonostante sia molto appariscente e comunque apprezzata, non colpisce molto per la sua bellezza; si tratta di una pianta semplice, spesso utilizzata nei nostri giardini essenzialmente per la semplicità di coltivazione e manutenzione. I fiori prendono la forma di una campana, di solito di colore bianco o rosa ma oggi è possibile trovarne di diversi colori dal porpora, al salmone, al giallo, al rame o arancione. Il frutto, invece, è un follicolo che una volta maturo si apre lasciando fuoriuscire i semi; questi presentano una peluria brunastra, molto utile per essere trasportati dal vento. L’oleandro fiorisce continuativamente da maggio a fine ottobre: si adatta a crescere e fiorire in ogni condizione climatica e di coltivazione.
Particolarità non da sottovalutare è la velenosità della pianta. Fin dall’antichità era conosciuto come pianta benefica e medicinale. I Romani la conoscevano, però, anche per la sua pericolosità. Le foglie in particolare, ma anche corteccia e tutto il resto, contengono una sostanza tossica, l’oleandrina, a cui solo il dromedario è immune. Veniva però consigliato di utilizzarlo, ad esempio, per la guarigione dalla scabbia, o ancora come antidoto contro il morso dei serpenti. O ancora qualcuno suggeriva di aggiungere al vino un cucchiaino di radice triturata, per rendere mite il carattere delle persone scorbutiche; questo probabilmente accadeva grazie al rallentare dei battiti del cuore, prima di fermarsi completamente abbandonandosi alla morte. Il legno e le foglie dell’oleandro, infatti, restano velenosi anche dopo essere seccati e anche i fumi della loro combustione sono tossici.
Potatura dell’oleandro: come farla e come curarlo
La potatura dell’oleandro va eseguita con particolare attenzione, soprattutto perché la pianta è velenosa in tutte le sue parti. Di conseguenza la primissima operazione da compiere prima di iniziare a potare è utilizzare dei guanti, usa e getta possibilmente, e disinfettare gli attrezzi, sia prima che dopo. Detto questo anche per l’oleandro vale la valenza estetica della potatura. I tagli, infatti, servono a sfoltire la pianta e a influenzarne la forma. I tagli, per eliminare rami secchi o per dare forma alla chioma della pianta, si possono realizzare ad altezze diverse, con sfasature tra uno e l’altro, formando delle biforcazioni; oppure possono essere effettuati tutti allo stesso modo e alla stessa altezza. Forma e altezza dei tagli dipende dalla varietà dell’oleandro: ad esempio in quello a cespuglio i tagli dovranno necessariamente mantenere questa forma della chioma senza alterare la struttura del fogliame. Per quanto riguarda il periodo, l’oleandro deve essere potato dopo la fioritura, quindi tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Se il clima regge con temperature miti, l’operazione di potatura può essere rimandata a febbraio. In questa stagione vengono eliminati i rami secchi e deboli, tagliando di almeno un terzo i rami sfioriti. Così facendo si agevolerà la fioritura successiva, rendendola più bella e rigogliosa. La potatura dell’oleandro non deve essere realizzata in primavera perché, fondamentalmente, è difficile riconoscere in questo periodo gli steli produttivi da quelli improduttivi. L’oleandro, infatti, fiorisce sui rami dell’anno e quindi va fatta molta attenzione ed eliminati solo quelli dell’anno precedente. Se la potatura avviene in autunno i germogli nuovi sono ben visibile e riconoscibili e quindi si possono preservare tranquillamente senza incorrere in danni per la stagione futura della pianta.
Per quanto concerne la crescita e lo sviluppo, l’oleandro è una pianta che richiede poche attenzioni e cure per crescere rigoglioso. È sufficiente annaffiare regolarmente la pianta in piena terra durante i primi due anni di vita, per favorirne il corretto attecchimento. L’oleandro ama il sole, purché sia comunque in un luogo riparato; sopporta comunque bene anche la penombra. Si consiglia comunque di utilizzare della buona terra da giardino, ricca di humus. Se piantata in vaso l’oleandro necessita di attenzioni più frequenti, come una regolare annaffiatura con aggiunta di fertilizzante per fiori almeno due volte al mese. Nei mesi invernali, infine, è necessario regalare all’oleandro giovane una protezione aggiuntiva, ad esempio circondare il piede dell’arbusto con foglie secche e rivestire il busto del tronco con un telo. Gli arbusti messi in vaso devono essere portati in un locale luminoso al chiuso, riparato da gelo e altri agenti atmosferici aggressivi. Possiamo, infine, fare un breve riferimento alla propagazione dell’oleandro: tale pianta si propaga in molti modi, anche per seme, ottenendo piante in fiore solo dopo molti anni. Si può effettuare anche la margotta. Il metodo più utile e veloce è, anche per l’oleandro, la talea, per cui i rametti tagliati andranno immersi fino a metà in un contenitore con dell’acqua e posizionati alla luce; le radici inizieranno a vedersi dopo una decina di giorni. Una volta ben sviluppate sarà sufficiente piantare le nuove piantine in vasi di dimensioni adeguate. e attendere che crescano belle e forti.