Piante grasse da esterno: come curarle
A questo punto concentriamoci solo sulle azioni da svolgere per curare al massimo le piante da esterno. Quando è possibile è preferibile evitare che la pianta possa bagnarsi, dal momento che questo potrebbe danneggiare le piante. Oltre ai danni legati alla pioggia in sè, è bene considerare che nel periodo compreso tra novembre e marzo la pioggia potrebbe anche mettere a rischio di gelate la pianta stessa. Le gelate infatti “disturbano” quella che è l’autoregolazione della pianta, che da sola sarebbe in grado di raccogliere e conservare le proprie caratteristiche.
Un altro elemento da valutare è la luce. E’ opportuno che la pianta goda di una buona esposizione per tutta la giornata, in modo da poter beneficiare di luce e calore e potersi preparare alle eventuali successive temperature basse o gelate.
Discordanti sono i pareri che riguardano la necessità o meno di ricorrere a teloni o coperture. Si tratta di una soluzione che senza dubbio protegge la pianta dagli agenti atmosferici, ma che nello stesso tempo impedisce alla pianta di respirare regolarmente.
Oltre a questi fattori, è bene valutare la tipologia di terreno, che deve essere curato ed analizzato durante tutto l’anno. Le piante grasse infatti necessitano di un terreno particolare, che sarà fondamentale per sostenere e determinare una crescita corretta della pianta stessa. Il terreno dovrà essere ben permeabile all’acqua, così da scongiurare il rischio di eventuali ristagni. Per tale ragione, può essere opportuno ricorrere a terreni che nascano dalla fusione di torba e sabbia di fiume. Per non sbagliare, tuttavia, sarà sufficiente chiedere semplicemente un terriccio adatto alle piante grasse.
Concludiamo con qualche veloce curiosità. Le pianta grasse non sono utili soltanto per abbellire, ma in generali hanno donato agli uomini un prezioso supporto in vari ambiti. Ad esempio, nell’antichità i cactus venivano utilizzati come delle vere e proprie bussole, che indicavano il sud. Nel deserto, infatti, i cactus indicano il sud, dal momento che il muschio si colloca sulla parte della pianta rivolta verso nord, che è quella meno esposta al sole. Se vi sembra un’analisi complessa, considerate che rappresentava di fatto spesso l’unica indicazione in territori aridi e piatti come il deserto.
Vi è poi un aspetto prettamente “nutritivo”, dal momento che polpa, frutti e gemme venivano utilizzati come fonte di nutrimento; mentre le fibre venivano utilizzate per produrre i tessuti, e le spine per dar vita ad ami da pesca. Certo, nessuno di questi utilizzi può essere effettuato in questo momento, ma nonostante ciò alcuni “temerari” hanno deciso di utilizzare l’agave per ricavarne la tequila semplicemente facendo bollire e fermentare la polpa della pianta.