La giovane conduttrice torna al timone di “Announo” su La 7: «Faccio questo lavoro solo grazie a Michele Santoro; prima pensavo solo alla politica». «Per lo stress, prima della diretta, mi riempio di brufoli: meno male che c’è il trucco!». E sul suo fidanzato, l’irriverente Pif, dice: «Famiglia e figli sono importanti: li metto in conto nella mia vita». «Spero di non dover mai lavorare col mio compagno: la storia durerebbe poco»
Ha perso qualche chilo («come sempre, quando lavoro»), ma non un etto di grinta. Giulia Innocenzi, il prossimo 13 novembre, su La7, raccoglie il testimone del suo “papà televisivo” Michele Santoro e torna alla guida del nuovo ciclo di Announo,il talk show che, con una punta di reality, cerca di avvicinare i giovani alla politica e all’economia. «Ci sono molte novità, a partire dai ragazzi; solo cinque su venti erano già con noi nella scorsa stagione. Arrivano da realtà spesso agli antipodi e si confrontano con storie che nella loro quotidianità non affronterebbero mai. Poi li faremo uscire dallo studio, li metteremo alla prova della vita, in situazioni per loro inammissibili». Un esempio? «Isabella, veneta e “anti-immigrati”, farà visita a un centro di accoglienza per profughi. Verificherà da vicino le sue idee su di loro. Non mancherà Marco Travaglio che sarà ospite speciale». Lei non sembra credere alla crisi dei talk. «Che non ci sia più voglia di un chiacchiericcio sempre uguale a se stesso non vi è dubbio. Noi abbiamo un obiettivo diverso: avvicinare i giovani ai temi della politica e dell’economia.
E lo faccio mettendo loro stessi al centro del programma, dando la stessa importanza alla diretta tv e ai social network, dove intercetto i ragazzi. Non è un caso se l’anno scorso la puntata più estrema del programma, in cui si parlava di droga, dove si sono confrontati Fedez e Giovanar- di, è stata quella che ha fatto i risultati peggiori per l’Auditel, ma migliori su internet». Che cosa ha pensato della lite fra Travaglio e Santoro? «È una fortuna che si sia risolta. Insieme hanno condotto battaglie importanti per l’informazione: 1’esistenza stessa di questa coppia televisiva è garanzia di libertà d’espressione. Se la coppia fosse venuta meno il primo a risentirne sarebbe stato il pubblico. Lo dico da conduttore: Santoro ha fatto bene a garantire il diritto di replica a un ospite, in quel caso Burlando, peraltro in col- legamento esterno, con l’audio disagevole». Insomma, Santoro non si discute? «Santoro è il mio maestro ed è “a causa sua” se faccio questo mestiere. Io alla tv, al giornalismo, non ci pensavo proprio, quando sono stata per la prima volta invitata da Michele ad Annozero. Pensavo alla politica, ero con i radicali. Detto questo il mio modello di riferimento televisivo è Al Jazeera (ndr: principale emittente del mondo arabo): un po’ come facciamo noi porta i microfoni tra la gente vera, comune». Da politica “radicale”, che cosa pensa di Beppe Grillo? «Chi sta nelle istituzioni, come Grillo, ha il dovere di rappresentare le idee, qualsiasi idea, con serietà e rispetto delle istituzioni. Ma quando Grillo dice cose come: “La mafia ha una sua morale”, non dà prova di serietà, è fuorviante, legittima qualsiasi cosa. Ed è molto pericoloso».
Tema caldo per chi ha trent’an- ni: il posto fisso. Il premier Matteo Renzi, in sostanza, dice ai giovani: “Non è più stagione. Scordatevelo!”. Ma molti suoi coetanei legano all’attesa di un posto a tempo indeterminato la possibilità di programmare un matrimonio, dei figli. Che cosa pensa? «Una cosa è ciò che desideriamo, un’altra la consapevolezza della realtà. Se nemmeno un giovane su cinque riesce ad avere un contratto a tempo indeterminato bisogna prenderne atto. Il problema è che tutta la flessibilità di cui la società ha bisogno si è scaricata sui giovani precari perché, così ci raccontano, in questo modo si lotta per far ottenere loro, prima o poi, un posto fisso. Così non funziona. Ci dicano la verità: servono leggi che tutelino i reali, nuovi modelli di lavoro. In questo Renzi dice la verità, senza tanti giri di parole. Ora si deve passare ai fatti. Anche perché è vero che la prospettiva del precariato a oltranza fa sì che noi trentenni spostiamo sempre più in là il momento della progettazione». Lei e il suo fidanzato, Pierfran- cesco Diliberto, in arte Pif, fate progetti per il futuro? «Per adesso entrambi siamo foca- lizzati sul nostro lavoro.
Certo, la famiglia, dei figli, li metto in conto nella mia vita, penso siano importanti. Ma per il momento non ho una scadenza, non saprei dire quando diventeranno una necessità. Spero in una “folgorazione”… prima o poi (ndr: ride)». Chi è la star di casa tra voi due? «Nessuno. Ognuno è fan dell’altro, ci sosteniamo molto, cerchiamo ogni momento utile per stare insieme e per sentirci vicini. Oggi, per esempio, indosso la sua maglietta». Ecco perché le va così grande. Ci svela il mistero dell’uomo magro con la pancia, che avvilisce Pif? «Lui mette lo stress nella pancia. E il lavoro lo vive sempre con molta ansia. Io invece dimagrisco, però mi riempio di brufoli prima della diretta. Meno male che c’è il trucco!». Stravizi a tavola? «Non molti. Poi, da gennaio, sono diventata vegetariana. Una scelta etica, non di salute. Prima di allora il nostro stravizio era un bel piatto in una trattoria a Rimini dove fanno le tagliatelle al ragù più buone del mondo. E Pif non è capace di controllarsi, può spazzolarsi anche tre o quattro piatti di tagliatelle uno dietro l’altro». Un programma insieme? «Spero, in tutta la mia vita, di non lavorare mai con un compagno. La relazione non durerebbe molto»