L’innesto è una operazione nota agli amanti del giardinaggio che di fatto permette di unire tra loro i tessuti di due piante al fine di crearne una nuova. Gli “attori” dell’innesto sono due, il “portinnesto” che è la pianta selezionata in base alle caratteristiche radicali, e la “marza”, da cui invece si traggono i connotati di foglie, frutti e fiori. Ricorrere a questa tecnica può essere estremamente vantaggioso dal momento che permette di ottenere una serie di vantaggi. Le piante che si ricavano sono infatti molto forti, resitono meglio alle malattie, producono frutti di ottima qualità. A questo si aggiunge il fatto che le piante innestate lavorano molto velocemente e permettono di raggiungere ottimi risultati in tempi tutto sommato ridotti se confrontati con quelli che la natura richiede per fare il suo percorso spontaneamente. Entriamo però a questo punto nel dettaglio e, dopo una visione di insieme, concentriamoci su uno degli innesti più apprezzati, quello a corona.
Innesto a corona: differenze con gli altri innesti
Sono diversi i tipi di innesti possibili. Quello a “gemma” ad esempio prevede che una gemma venga inserita in un portinnesto cui è stata effettuata in precedenza una incisione a T, dopo aver alzato la corteccia ed inserito la gemma. Per evitare che la gemma stessa si muova, può essere utile legarla con laccio di rafia. Questa tecnica può essere utilizzata sia nei primi giorni autunnali, che in primavera. Nel primo caso si parlerà di gemma dormiente, dal momento che essa lavorerà solo nel corso della primavera successiva, mentre nell’altro caso saremo dinnanzi ad una gemma vegetante. In entrambi i casi la gemma prescelta dovrà essere sana e vigorosa. A questo punto sarà necessario intagliare la corteccia servendosi di un coltellino, come se si volesse sbucciare, così da staccare le gemma con il suo relativo pezzo di corteccia. Se queste sono delle considerazioni generali, l’operazione in sè assume connotati diversi in base alla sottocategoria selezionata. Possiamo quindi distinguere l’innesto a T, a T rovesciata, a doppio intarsio, a zufolo, a triangolo.
Una seconda famiglia di innesti racchiude i cosiddetti “innesti a marza”. Questa tecnica prevede l’utilizzo di marze che possono essere erbacee, legnose, semilegnose, in tutti i casi con almeno un anno di vita alle spalle. Il periodo migliore per questa operazione è la primavera, ma in questo caso bisognerà ricordare di raccogliere con un mese di anticipo le marze che dovranno poi essere conservate in frigorifero a 2 gradi. Diversi sono i tipi di innesti a marza, abbiamo infatti l’innesto a spacco intero, a spacco inglese semplice, a spacco inglese doppio, a spacco laterale e a spacco pieno e, naturalmente, quello a corona.
Nell’innesto a spacco intero, il portainnesto viene reciso con un taglio orizzontale e uno verticale perpendicolare al primo mentre la marza, grazie a due tagli opposti, assume la caratteristica forma appuntita, mentre il taglio nel portainnesto viene tenuto aperto grazie all’utilizzo di un cuneo. Nei casi in cui, invece, marze e portainnesto sono dotati del medesimo diametro viene utilizzato l’innesto a spacco inglese semplice. Se siete interessati a questo tipo di innesto ricordate che è bene munirsi di un coltello molto affilato per evitare delle sfilacciature.
Innesto a corona a Gemma o a marza: le caratteristiche
Quello a corona è un innesto molto frequente nel caso degli alberi da frutto e, come come avviene per gli innesti a spacco, prevede che le marze vengano tagliate a 10 cm circa, includendo tra le 3 e le 5 gemme. Se possibile, l’operazione dovrà essere effettuata tra i primi giorni di marzo e gli ultimi del mese successivo, o a fine inverno nel caso di alcuni alberi da frutto. E’ opportuno che le marze vengano preparate sette giorni prima dell’operazione e conservate in frigoriferi a temperatra compresa tra i 2 e i 4 gradi.
Quello che bisogna fare è per prima cosa capitozzare il portainnesto di fatto praticando un taglio verticale, prima di staccare con molta cura i due lembi di corteccia che ne derivano; a questo punto si dovranno affilare le marze scortecciando solo quelle dalla parte opposta a quella dove è stato eseguito il taglio. Il passaggio successivo prevede l’inserimento delle marze, facendo in modo che il lato scortecciato coincida con il cambio del portainnesto. E’ importante in questa fase legare i due componenti con della rafia o con del nastro isolante. Così come avviene quindi per gli altri tipi di innesto, gli attrezzi necessari sono una cesoia, una sega e una roncola da giardino, della rafia e del mastice specifico per innesti. Una volta effettuato l’innesto è necessario prendersi cura della pianta in questo momento “di cambiamento”. E’ opportuno quindi per prima cosa controllare periodicamente i nodi, fondamentali per evitare una fuoriuscita dell’innesto. Qualora qualcosa si sia spostato, si potranno ri-effettuare i nodi o in alternativa aggiungere del mastice (dopo aver tolto quello vecchio e rovinato che potrebbe danneggiare la presa). Ma come fare a capire se le operazioni svolte fino a quel momento sono quelle corrette? Sicuramente bisogna osservare con cura le gemme che dovranno presentarsi carnose e turgide per poter generare nuovi germogli; sono invece da eliminare i germogli eventualmente nati sotto il punto di innesto, che rischiano di rubare energie alla pianta stessa inutilmente.
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Mi rendo conto di quanto possa apparire complicato comprendere pienamente quanto descritto, per tale motivo vi invitiamo non solo a completare la vostra formazione cercando dei tutorial online, ma anche affidandovi all’esperienza di chi di innesti se ne intende. Come più volte abbiamo avuto modo di evidenziare, infatti, l’esperienza è la cosa più importante e il migliore insegnamento arriva proprio dagli agricoltori. A noi non resta che darvi appuntamento al prossimo articolo a tema giardinaggio, certi del fatto che nelle prossime letture cercherete di capire quale possa essere, tra quelli proposti, l’innesto migliore. Concludiamo con una veloce precisazione: abbiamo parlato dell’innesto come tecnica utile per ottimizzare la gestione delle piante da frutto, sappiate che è possibile applicare questa tecnica anche in caso di fiori particolari. Io ad esempio l’ho utilizzato per le mie rose e il risultato è stato davvero invidiabile!