Paolo Bonolis, ad avanti un’altro prepara nuove sorprese


Se la gode Paolo Bonolis. Da settembre «Avanti un altro!» ha visto crescere gli ascolti e ormai veleggia su una media di oltre 4 milioni di telespettatori, con oltre il 20% di share. E pochi giorni fa, il 20 novembre, ha segnato il suo record stagionale con 4 milioni e 728.000 telespettatori. Bonolis, l’Auditel premia anche questa quarta edizione: come le è venuto in mente di fare uno show così… pazzo? «Dalla volontà di creare qualcosa che fosse veramente diverso e divertente. In giro di quiz ne vediamo tanti, ma in genere manca lo spettacolo. Volevo che tra la domanda e la risposta ci fosse altro: l’inaspettato, il gusto di stare B a divertirci. E poi amo il fatto che non ci sia niente di scritto. Ogni puntata è diversa da quella della sera prima». avanti-un-altro-620x350

Il suo immaginario televisivo è sempre affollato di personaggi sopra le righe. «È la vita a essere paradossale, bizzarra, e i nostri personaggi la raccontano così com’è…». Anche sua moglie Sonia, che si occupa del casting, ha un ruolo determinante. «Eccome! I concorrenti sono un mondo fantastico da cui attingere per fare spettacolo». Persone a cui lei non risparmia nulla… «Certo, io sono contrario all’ipocrisia dominante in televisione, quella del bravo conduttore. Se uno è balbuziente fa sorridere, lo sappiamo tutti. E allora io ci gioco, ma con rispetto sereno e leggero. Fa bene a tutti, compreso al signore con quella particolarità. Se la signora ha un sedere enorme e non entra nella sedia non è che posso fare finta che non sia così: in fondo stiamo giocando…». Prima di andare in onda incontra i concorrenti per farsi un’idea? «Assolutamente no. Me li trovo davanti aU’improwi- so, allo stesso modo in cui li vede il pubblico da casa. Mi stuzzica l’aspetto fisico, ma anche l’uso del dialetto. Mi piace che le persone si presentino così come sono. Ho sentito che in altre trasmissioni fanno togliere il piercing perché “non in linea con l’immagine della rete”. Da noi no. Tutti devono essere liberi di essere ciò che sono perché poi, alla fine, certi piccoli snobismi portano al disprezzo dell’altro. Se invece tutti quanti accettiamo di avere delle caratteristiche anche insolite, pensi solo al mio naso, e ne sappiamo sorridere, è solo un bene». In una televisione dove impazzano i format stranieri, perché lei rischia sempre con programmi nuovi?

«I format non mi appartengono, sono roba di qualcun altro. Le poche volte che li abbiamo utilizzati, io e i miei autori fi abbiamo anche stravolti». In dicembre ad «Avanti un altro!» si ripeterà l’avvicendamento con Gerry Scotti. «Un altro conduttore poco ortodosso, e che pure all’inizio ha avuto qualche difficoltà a misurarsi con questa trasmissione così diversa. Ma ci siamo aiutati». Che differenza c’è tra il suo «Avanti un altro!» e quello di Gerry? «Quella che c’è tra un padre naturale e uno adottivo. Quello naturale ha un legame di sangue, ma ciò non significa che quello adottivo non possa essere un ottimo genitore». I personaggi del MiniMondo possono esistere aU’infuori di esso? «Alcuni sono molto bravi, come lo iettatore, il talent, la supplente. Altri sono professionisti affermati, come Martufello o Benigno. Altri, come l’alieno, stanno avendo un successo pazzesco: ho saputo che fa un sacco di serate in giro. Ognuno di loro ha una sua storia e una diversa potenzialità». A gennaio la rivedremo in prima serata con «Scherzi a parte». Tutto pronto? «Diciamo “lavori in corso”. Ma posso garantire che saranno molto più rapidi di quelli pubblici…».

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